Osservatori internazionali per fermare le falsità della Cina sul Tibet
Dharamsala (AsiaNews) – “La Cina non è sincera”: così il tibetano Urgen Tenzin commenta le parole del premier cinese Wen Jiabao secondo il quale il Tibet sarebbe “pacifico e stabile”. Urgen Tenzin è il direttore del Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia (Tchrd) e accusa la Cina di diffondere voci false sulla reale situazione del Tibet, in questi giorni sotto un serrato controllo militare, con arresti, violenze, chiusure di monasteri, rieducazione. Di fronte a queste falsità, il direttore del Tchrd chiede che i dialoghi fra Cina e Tibet avvengano alla presenza di osservatori internazionali e dei media.
Wen ha parlato della situazione tibetana ieri durante una conferenza stampa a chiusura dell’Assemblea nazionale del popolo, il raduno annuale del parlamento cinese. Oltre a difendere la politica di Pechino, volta ad “accelerare lo sviluppo economico”, il premier ha anche riaffermato la volontà di dialogo della Cina con il Dalai Lama, purché questi abbandoni le sue “voglie separatiste”.
Tenzin accusa la Cina di voler distruggere l’immagine del Dalai Lama, ciò che “di più sacro hanno i tibetani” e di ricattare col commercio i politici del mondo perché non abbiano rapporti con lui.
Ecco quanto Urgen Tenzin ha detto ad AsiaNews:
Il premier Wen Jiabao ha detto che il Tibet è in pace. Come mai allora vi sono così tanti soldati e forze di sicurezza dispiegati nel Paese e intorno ai nostri monasteri? Le strade di Lhasa in questo periodo sembrano un campo militare. La Cina ha anche inviato nuove truppe per fermare ogni protesta. La zona è chiusa perfino ai turisti. Di che pace si parla? Questa è solo propaganda cinese! Se è vero che c’è pace perché Lobsang Wangchuk, 32 anni, è stato picchiato senza pietà e arrestato il 10 marzo scorso a Lithang? Perché i monasteri vengono chiusi e i monaci sottoposti a “educazione patriottica”?
Wen Jiabao dice che la Cina è desiderosa di continuare i dialoghi con il Dalai Lama, ma essi non sono sinceri. Mettono di continuo precondizioni inaccettabili ai tibetani, distorcendo la storia. Nei dialoghi la Cina non è né sincera, né positiva.
Da parte nostra noi siamo aperti al dialogo, ma esso non deve essere ristretto ai rappresentanti cinesi e agli inviati del Dalai Lama. Devono affrontare i problemi dei diritti umani e le aspirazioni di tutti i tibetani. Se i cinesi sono sinceri, come dicono, dovrebbero invitare a parteciparvi un osservatore internazionale e magari tenere questi dialoghi anche fuori dal territorio cinese. La Cina potrebbe scegliere qualunque posto nel mondo, dove si dà libertà alla stampa di coprire l’evento e questo metterà alla prova la sincerità dei loro intenti.
Ma tutto ciò mi pare quasi impossibile: il governo cinese si oppone a qualunque contatto fra leader mondiali e il Dalai Lama; esso minaccia qualunque nazione dicendo che ogni incontro con il nostro leader può danneggiare i rapporti commerciali; ogni menzione sui diritti umani in Tibet da parte di qualche governo nel mondo riceve minacce e sanzioni da parte della Cina…
Infine, la Cina continua a disprezzare il Dalai Lama e ferisce i tibetani in ciò che hanno di più sacro. Questa è la causa principale del nostro dissenso e delle nostre proteste. Tale situazione è insopportabile. Pechino continua a produrre false accuse contro Sua Santità il Dalai e questo provoca il nostro popolo a reagire, anche se in maniera non violenta.
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)