Ortodossi, cattolici, musulmani pregano per la pioggia. A Mosca si muore per lo smog
di Nina Achmatova
Gli obitori della città sono pieni; ospedali al completo, nelle farmacie non si trovano maschere anti-gas adeguate e il tasso di mortalità è raddoppiato. Chieste le dimissioni del sindaco della capitale. Campagne di preghiera e di aiuto per le persone colpite dagli incendi. Danni pari all’1% del Pil.
Mosca (AsiaNews) – Chiesa cattolica e ortodossa in Russia sono unite in questo momento nella preghiera per le vittime degli incendi che hanno messo in ginocchio il Paese e la speranza di tutti è che presto arrivi la pioggia. “Stiamo pregando da settimane per la pioggia e per le famiglie che hanno perso la casa nel disastro di questa estate”, racconta ad AsiaNews p. Kirll Gorbunov, responsabile delle Comunicazione per la diocesi della Madre di Dio a Mosca.
Ai primi di agosto, l’arcivescovo della Madre di Dio, mons. Paolo Pezzi, ha inviato una lettera a tutte le parrocchie invitando a pregare. “Nella cattedrale – racconta p. Gorbunov – ogni domenica mattina dedichiamo una funzione speciale alle persone colpite dagli incendi e a Vladimir la Caritas Germania sta studiando proprio in queste ore programmi di aiuto per la popolazione”. “Il nunzio apostolico, mons. Antonio Mennini, ha fatto visita alla parrocchia di Nizhny Novogorod, una delle zone più colpite, e si e’ detto impressionato dalla distruzione e dalla grande sofferenza che ha visto tra la gente”, aggiunge p. Gorbunov.
Da settimane anche il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha chiesto di pregare perché arrivi la pioggia. Nelle parrocchie ortodosse sono in corso raccolte di aiuti di ogni genere: la gente porta abiti, cibo, stoviglie e persino samovar, da inviare alle zone colpite. Il Patriarcato ha anche aperto un conto corrente per inviare donazioni. Nella cattedrale dell’Epifania a Mosca, si celebra una speciale liturgia ogni mattina per le vittime del fuoco, mentre alcuni fedeli hanno scritto al Patriarca invitandolo a indire un periodo di digiuno perché la situazione migliori.
Con le stesse intenzioni stanno pregando anche i musulmani, come riferisce l’addetta stampa del Consiglio dei mufti di Russia Gulnur Gaziyeva.
Intanto oggi, la nuvola di fumo che ha invaso Mosca da una settimana è stata leggermente dissipata dal vento migliorando la visibilità, mentre la temperatura è scesa un poco, rimanendo sempre sopra i 30 gradi. Gli incendi continuano e nella capitale l’allarme smog è ancora ai massimi livelli.
L'opposizione ha chiesto le dimissioni del sindaco moscovita, Iuri Luzhkov, per i ritardi e le inadeguatezze con cui ha affrontato la situazione. Ma il primo cittadino, dopo essersi rifiutato di decretare lo stato di emergenza, ha assicurato oggi anche il premier Vladimir Putin che nella capitale la situazione è "sotto controllo" e ha annunciato che il Comune ha iniziato a bagnare strade ed aiuole con tonnellate di acqua.
Nella capitale gli obitori sono pieni, gli ospedali al completo, nelle farmacie non si trovano maschere anti-gas adeguate e il tasso di mortalità è raddoppiato. “Siamo scioccati, ci hanno lasciati da soli qui a Mosca – dice Natalia, 33 anni impiegata – le autorità non si stanno curando di noi; avrebbero almeno dovuto distribuire mascherine per respirare, senza pensare ai bambini! Qui è diventato impossibile uscire di casa”.
Le autorità nella capitale sono stati costretti ad aprire 123 centri “anti-smog”. Si tratta di locali con l’aria condizionata predisposti in alcuni ospedali ed edifici di governo, ha spiegato un responsabile dell’amministrazione cittadina, Vladimir Petrosyan. La maggior parte degli appartamenti, ma anche degli uffici pubblici, a Mosca è privo di aria condizionata e sui social network come Facebook e Twitter si iniziano a vedere post in cui la gente chiede ospitalità ai pochi fortunati che possiedono un condizionatore.
E, anche se il Cremlino sta cercando di divulgare il meno possibile dati sulle conseguenze della straordinaria ondata di caldo e incendi in Russia, alcuni hanno iniziato a fare i conti delle perdite in termini economici: potrebbero arrivare all'1% del Pil 2010, ossia a 15 miliardi di dollari.
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