Orissa: per la prima volta il governo ammette le colpe dei movimenti indù nei pogrom del 2008
di Ajaya Kumar Singh
Naveen Patnaik, Chief minister dello Stato, ha affermato in parlamento che le organizzazioni “Rastriya Swayam Sevak Sangh (Rsss), Viswa Hindu Parishad (Vhp e Bajarang Dal (Bd) sono state coinvolti nelle violenze”. Il vescovo Cheenath: “Ora aspettamo di vedere quando verranno chiamate a rispondere davanti alla legge”.
Bhubaneswar (AsiaNews) - Il Chief minister dell’Orissa, Naveen Patnaik, ha riconosciuto in modo ufficiale il coinvolgimento diretto delle organizzazioni radicali indù nelle violenze anti-cristiane nel Kandhamal.
Il 23 novembre, Patnaik ha risposto per iscritto ad una interrogazione presentata da Adikand Sethy, parlamentare del Communist Party India (Cpi), che ha posto al Chief minister tre domande: “Può menzionare i nomi delle organizzazioni coinvolte nei disordini del Kandhamal? Quanti membri del Vishwa Hindu Parisad e del Bajranga Dal sono stati arrestati per questo? Può menzionare le aree in cui sono state bruciate e distrutte case durante i disordini del Kandhamal e quante persone sono in carcere oggi?”
Patnaik ha risposto all’interrogazione del parlamentare del Cpi affermando: “È stato appurato dalle indagini sui disordini del Kandhamal che Rastriya Swayam Sevak Sangh (Rsss), Viswa Hindu Parishad (Vhp), Bajarang Dal (Bd) sono stati coinvolti nelle violenze. Sono stati compiuti arresti tra i militanti di queste organizzazioni: Rsss 85, Vhp 321 e Bd 118. Case sono state distrutte o bruciate in tutti e 13 i commissariati di polizia del distretto e fino ad ora 27 persone coinvolte nei disordini sono in carcere”.
L’attenzione della comunità nazionale e internazionale è catalizzata in questi giorni dalle polemiche che infiammano il parlamento di New Delhi. I leader del Bharatiya Janata Party (Bjp) sono accusati di essere coinvolti in modo diretto nella demolizione della moschea di Babri Masjid, avvenuta nel 1992 nel Gujarat, da cui scaturirono disordini in cui morirono oltre 2mila persone, per la stragrande maggioranza musulmani. Ma le dichiarazioni ufficiali di Patnaik rappresentano un passo decisivo nella vicenda dei pogrom anti-cristiani dell’agosto 2008. Sino ad oggi il governo dell’Orissa aveva sempre eluso la domanda sulla matrice indù delle violenze riducenndo le vicende del Kandhamal a scontri etnici tra tribali.
Mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, dice ad AsiaNews: “Ora che il governo dell’Orissa ha ammesso che dietro il massacro di cristiani innocenti ci sono le organizzazioni radicali indù, ci aspettiamo di vedere quando verranno chiamate a rispondere davanti alla legge”.
L’avvocato Dibakar Parichha, che segue le vicende legali delle vittime dei pogrom, ricorda che “sono stati denunciati 837 casi e più di 3mila esposti, relativi a 415 villaggi, sono state presentati ai posti di polizia. Nonostante questo solo 27 persone sono sotto processo mentre le altre sono a piede libero. Quando uomini responsabili di roghi, rapimenti e omicidi girano per strada come si può parlare di pace e giustizia?”.
Il 19 novembre il tribunale speciale dell’Orissa dedicato ai processi per i pogrom del 2008 ha condannato nove persone a quattro anni di carcere ed al pagamento di una multa di 3,500 rupie, circa 50 euro. Nonostante questo sono sempre maggiori i numeri delle assoluzioni rispetto a quelli delle condanne anche quando ci sono prove inconfutabili che accusano gli indagati.
L’avvocato Rasmi Ranjan Jena elenca ad AsiaNews i fatti che rendono fragile la giustizia nel Kandhamal: “ Ci sono metodi di indagine carenti e faziosi; le schedature degli arrestati e la loro presentazione alla Corte indeboliscono i processi; le vittime ed i testimoni patiscono l’assenza di sicurezza sociale e fisica fuori e dentro i tribunali; i testimoni vengono minacciati; la mancanza di partiti democratici e di destra che facciano da contraltare al dominio del Bjp e del Rss aiuta i colpevoli e gusta l’atmosfera che si respira nei tribunali”.
Per la popolazione cristiana dell’Orissa rimane l’incubo di incontrare per le strade dei villaggi gli assalitori di oltre un anno fa. Il clima di impunità di cui possono godere soprattutto le personalità più importanti dei movimenti indù acuisce il timore di non poter mai ottenere pace e giustizia. Il caso delle assoluzione a catena incassate da Manoj Pradhan, politico del Bjp e membro del parlamento di Bhubaneswar, è esemplare.
Ora che Patnaik ha ammesso pubblicamente il coinvolgimento di Rastriya Swayam Sevak Sangh (Rsss), Viswa Hindu Parishad (Vhp), Bajarang Dal (Bd) nei pogrom la situazione potrebbe cambiare. Ma John Dayal, membro dell’All India Christian Council e del National Integration Council, non si fa illusioni: “Prima dobbiamo aspettare di vedere come il parlamento risponderà alle parole di Patnaik e all’ammissione del coinvolgimento delle forze nazionaliste”.
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