Orissa: inaccettabile violenza della polizia contro dimostranti a difesa delle loro terre
New Delhi (AsiaNews) – Il 15 maggio la polizia ha attaccato dimostranti pacifici, in modo del tutto inspiegabile in un Paese democratico, facendo grande uso di violenza e ferendo oltre 100 persone. Sono i primi risultati della Commissione di inchiesta inviata nel distretto di Jagatsinghpu (Orissa) per accertamenti circa l’attacco della polizia contro residenti e attivisti del POSCO Pratirodh Sangram Samiti (Ppss) che protestavano contro il progetto che vuole togliere terra coltivata ai contadini per realizzarvi impianti industriali.
La Commissione è di alto livello, guidata dal giudice in pensione H Suresh e comprende l’attivista sociale Chitranjan Singh, il professore Kalpana Kannabiran, il medico Punyabrata Gun, il giornalista Bolan Gangopadhyay e l’attivista per i diritti umani Harsh Dobhal.
Arrivato sul luogo, il gruppo ha subito sentito le autorità, i rappresentanti di partiti e gruppi politici e sociali, è andato in alcuni villaggi interessati dal progetto POSCO e ha parlato con persone ferite dalla polizia.
Ha quindi stilato osservazioni preliminari al rapporto completo.
“L’attacco della polizia il 15 maggio contro dimostranti pacifici – si legge in queste note preliminari – è del tutto ingiustificato e non dovrebbe avvenire in un Paese democratico come l’India. La polizia prima ha creato schermi di gas lacrimogeno, poi ha sparato pallottole di gomma, infine ha proceduto a un brutale pestaggio quando i decisi residenti si sono rifiutati di sgombrare. Oltre 100 persone sono state ferite per l’azione della polizia, 5 in modo grave. In violazione delle norme di procedura, le dimostranti donne sono state perquisite da poliziotti maschi. In violazione delle norme internazionali e degli standard di assistenza ai feriti anche in tempo di guerra, l’amministrazione dell’Orissa non ha fornito alcun aiuto medico ai feriti” e “molti feriti sono rimasti a languire nei loro villaggi, senza aiuto medico, per paura di essere arrestati se lasciavano il villaggio”.
Il rapporto preliminare aggiunge che “la polizia ha dato alle fiamme senza provocazioni le case e negozi” “di residenti a Balituth che non hanno partecipato alle proteste contro il progetto POSCO. Noi abbiamo visto le strutture arse di circa 15 negozi e 6 abitazioni”.
“Diversi residenti hanno testimoniato che la polizia ha sparato sui dimostranti e ha dato fuoco a negozi e case, ma in modo ironico la polizia ha iscritto un’indagine contro Abhay Sahu, leader del movimento che si oppone al progetto POSCO, e altri seguaci, per incendio e danneggiamenti. Allo stesso modo, la polizia ha caricato una falsa indagine contro circa 800 persone che hanno protestato contro il progetto in modo democratico e pacifico”.
“Dopo avere visitato i villaggi interessati, il gruppo ha visto che la gran parte del terreno che dovrebbe essere requisito è terreno fertile in modo raro, ricco in biodiversità”. “Tutti i residenti interessati traggono da questi terreni di che vivere, da secoli. Cacciarli dalla loro terra è un attentato alle loro vite e al tenore di vita e avrà conseguenze molto gravi e irreversibili sulla fragile e unica ecologia della zona”.
“La proposta acquisizione di terreno a favore della POSCO viola numerosi diritti costituzionali. La commissione ha constatato che i residenti sono determinati a non lasciare la loro terra e si opporrà”.
“Il gruppo di indagine chiede l’immediata archiviazione di tutte le indagini contro i residenti e i leader degli oppositori al progetto POSCO, la liberazione dei detenuti, il ritiro delle forze di polizia dalla zona che ha un fine di terrorizzare la popolazione locale, permettere la libera circolazione da e verso questi villaggi e l’immediato abbandono del progetto POSCO da questa zona”.