Orissa: estremisti indù bruciano le case di tre cristiani del Kandhamal
di Nirmala Carvalho
Le vittime hanno riconosciuto il capo degli attentatori, ma la polizia suggerisce loro di non nominarlo nella denuncia. L’attentato è avvenuto il 31 maggio, giorno in cui è iniziato il ritiro delle compagnie militari dislocate nella zona a protezione dei cristiani.
Bhubaneshwar (AsiaNews) - Estremisti indù hanno dato fuoco alle case di tre famiglie cristiane nel villaggio di Sirsapanga, nel distretto del Kandhamal (Orissa). Il fatto è avvenuto la sera del 31 maggio,lo stesso giorno in cui i militari del Central reserve police force (Crf), stanziati nella zona a protezione dei cristiani, hanno iniziato a ritirarsi per decisione del governo centrale. L’incidente sembra teso a fermare il rientro dei cristiani nei loro villaggi.
Le tre case bruciate appartengono a Manoj Pradhan, Lankeswar e Sunil Digal e distano tre km dal quartier-generale della Crpf. Secondo alcuni testimoni è possibile che il gruppo degli estremisti abbia voluto celebrare con questo attacco la chiusura del presidio di polizia. Distanza per mesi nella regione, per evitare assalti e nuovi pogrom contro i cristiani, il governo di New Delhi ha deciso di ritirare le forze del Crpf. Il governatore dell’Orissa, Naveen Patnaik, ha però chiesto al ministro degli Interni Chidambaram di lasciare le ultime 10 compagnie - circa 1000 uomini - almeno per altri tre mesi.
Il ritiro coincide con la chiusura dei campi profughi e il pressante invito del governo dell'Orissa a che i cristiani si organizzino per fare ritorno nei villaggi d’origine. Il 5 giugno l’amministrazione distrettuale del Kandhamal ha previsto un incontro di pace tra i cristiani dei campi profughi e le comunità dei loro villaggi di provenienza. P. Bijay Pradhan, parroco a Raikia, vede nel rogo delle tre abitazioni di Sirsapanga “un tentativo di impedire questo incontro”.
Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), spiega che “i cristiani del villaggio di Sirsapanga non sono tornati nelle loro case, ma vivono ancora nel campo profughi di Mondakia. Siccome l’amministrazione locale spinge perché tornino e vengano risistemati nelle loro case, i cristiani di tanto in tanto visitano i villaggi e cercano di riparare gli alloggi. Le comunità indù però non li vogliono e i roghi delle tre case sono un segnale per far capire loro che sono controllati”.
La situazione rimane ancora insicura. I tre proprietari delle case bruciate a Sirsapanga hanno presentato denuncia alla polizia. Secondo p. Ajay Kumar Singh, direttore dell’organizzazione per i diritti umani Jan Vikas, il gruppo di assalitori “era guidato da Dilu Mohanty, noto estremista già accusato di violenze contro i cristiani nelle zone di Raikia e Udayagiri”. Avendolo identificato, le vittime dell’attentato lo hanno citato nel First Information Report. “Ma la polizia - continua p. Singh - ha chiesto loro di cambiare la denuncia senza menzionare il nome del leader estremista”.
“I colpevoli [delle violenze] continuano ad aggirarsi liberamente per i villaggi - afferma p. Pradhan - e alcuni minacciano la nostra gente che se non ritirano le denunce a loro carico non potranno fare ritorno nei villaggi”.
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