Orissa: cristiano picchiato e rapito da estremisti indù. Per la polizia è un ricercato
New Delhi (AsiaNews) – Rapito e torturato dai fondamentalisti indù, senza che la polizia intervenisse. Anzi, quando la madre ne ha denunciato la scomparsa, gli agenti hanno emesso un mandato di comparizione ai danni del giovane. Lo riferisce Sajan K. George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), che riporta nuovi abusi verso i cristiani in Orissa. L’attivista conferma che “la situazione rimane pessima”, gli estremisti “si aggirano fra i villaggi in tutta libertà” perpetrando crimini e attacchi, senza alcun intervento delle forze dell’ordine.
La polizia di Daringabadi, villaggio del distretto di Kandhamal nell’Orissa, si è rifiutata di registrare la scomparsa di un abitante; gli agenti hanno invece emesso un mandato di comparizione a carico del cristiano rapito. “Alle 4 del pomeriggio dell’11 febbraio scorso – racconta Sajan K. George – una folla di indù ha circondato la casa di Golyat Pradhan, 22 anni, ingiungendo a lui e alla madre Pusra, una vedova, di convertirsi all’induismo”. I due cristiani hanno opposto un netto rifiuto, che ha fatto infuriare ancor più la folla: i fanatici indù lo hanno “trascinato all’esterno dell’abitazione” e lo hanno “picchiato senza pietà”; la madre “assisteva impotente alla scena e implorava pietà per il figlio”. Le grida della donna hanno scaldato gli animi dei fanatici, che l’hanno “spintonata dentro la casa, sprangando la porta”.
Gli estremisti indù hanno portato Golyat nel vicino villaggio di Galabadi, continuando a trascinarlo e picchiarlo senza pietà; poi alcuni di loro, armati di bastoni e spade, lo hanno legato a un palo e hanno montato la guardia attorno alla via principale del villaggio, per impedire che qualcuno venisse in soccorso del giovane.
La folla lo ha malmenato finché il ragazzo ha perso i sensi, poi ha acceso due fuochi vicino al palo al quale era legato. La sua tortura è continuata fino alle 10 di sera, quando i fondamentalisti hanno chiamato la polizia di Daringabadi informandola che avevano arrestato un “maoista” entrato nel villaggio per commettere uno stupro. “La polizia è intervenuta la mattina seguente alle 10 – riferisce Sajan K. George – e ha liberato la madre del giovane. La donna ha condotto gli agenti nel luogo dove era stato portato il figlio, ma di lui non vi era alcuna traccia. Da allora, non si hanno più notizie”.
L’attivista riferisce che la polizia, invece di aprire una inchiesta sulla scomparsa del giovane avrebbe avvisato la madre che su Golyat pende un “mandato di comparizione” per una denuncia sporta in precedenza nei suoi confronti. Sin dall’agosto scorso, dall’inizio delle violenze anti-cristiane in Orissa, la famiglia Pradhan è stata più volte oggetto di minacce da parte dei fondamentalisti indù. Secondo fonti di AsiaNews nella zona, ciò è dovuto al fatto che “essi sono molto amici di un prete cattolico. Questo li ha resi un obbiettivo privilegiato dei fondamentalisti, che vogliono riconvertirli all’induismo”.