Orissa, assolta per mancanza di prove una delle menti del pogrom anti-cristiano
di Nirmala Carvalho
Cade l’accusa di incendio doloso a carico di Manoj Pradhan, in uno dei 14 capi di imputazione a suo carico. Esponente del Bjp ed eletto nell’Assemblea legislativa dell’Orissa, egli avrebbe ucciso 7 cristiani. Attivisti denunciano l’inerzia dell’amministrazione nel punire i responsabili dei crimini.
Kandhamal (AsiaNews) – Manoj Pradhan è stato assolto dall’accusa di incendio doloso, in uno dei 14 capi di imputazione pendenti a suo carico. Egli è una delle menti del pogrom contro i cristiani in Orissa; un tribunale locale lo ha scagionato per “mancanza di prove”. La decisione della Corte getta sconcerto fra gli attivisti cristiani, che denunciano l’ennesimo caso di “inerzia” delle amministrazioni nel “punire i responsabili” delle violenze.
Manoj Pradhan, attivista di estrema destra appartenente al movimento nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp) e neo-eletto nell’Assemblea legislativa dell’Orissa, è accusato di 14 casi di violenza, di cui 7 omicidi, contro cristiani. Uno di questi riguarda il rogo appiccato nel villaggio di Pisamaha, il 27 agosto 2008, in cui sono andate distrutte moltissime abitazioni di famiglie cristiane. Gutia Digal, un abitante del villaggio, ha sporto denuncia contro Pradhan; nel processo per direttissima avviato a suo carico, il giudice ha deciso di assolverlo perché le prove “non sono sufficienti per emettere una sentenza di condanna”.
Durissima la reazione di Sajan K George, presidente di Global Council of Indian Christians (Gcic), che parla di “inerzia dell’amministrazione nel fare giustizia per le atrocità commesse contro i cristiani”. Egli denuncia la “mano libera” di cui gode il Sangh Pariviar, movimento nazionalista indù, “nell’attaccare e uccidere i cristiani, bruciare e distruggere case e proprietà a Kandhamal”, dove molti dei colpevoli “si aggirano ancora oggi in tutta libertà e impuniti”.
Il Gcic chiede ancora una volta “giustizia” e “provvedimenti” verso quanti vogliono “intimidire i cristiani che testimoniano” nei processi intentati per i fatti dell’Orissa. “Lo Stato sta fallendo – aggiunge Sajan K George – nel compito primario di usare il suo potere per garantire sicurezza e giustizia… Il Gcic ha una lista di 123 persone uccise (il numero totale dei morti supera i 500, ndr) durante le violenze anti-cristiane”.
L’attivista cristiano ricorda infine i “compensi inadeguati” e i “ritardi smodati” nei risarcimenti per le vittime delle violenze, insieme a possibili “casi di corruzione da parte dei funzionari” del governo statale.
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