Organizzazione del Lavoro condanna i lavori forzati in Myanmar
L'Organizzazione internazionale del lavoro è a Yangon per premere sul governo su libertà di associazione e eliminazione del lavoro forzato.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) Una delegazione dell'OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) è arrivata stanotte a Yangon, per incontrare autorità politiche, nel tentativo di ottenere dal governo garanzie sul rispetto di diritti dei lavoratori. Durante la visita di 4 giorni nella capitale birmana, i 3 rappresentanti OIL intendono sottoporre all'attenzione dei politici non solo il problema del lavoro forzato, ma anche quello della libertà di associazione, attualmente impedita dal governo. La delegazione guidata dall'ex governatore generale dell'Australia, Ninian Stephen, farà rapporto della visita a marzo, durante l'incontro dei vertici OIL a Ginevra, Svizzera.
Diplomatici a Yangon credono che il successo della visita dipenderà dalla presenza del capo di stato Than Shwe, ritenuta però improbabile. Le fonti si sono dichiarate più ottimiste sulla possibilità di un incontro della delegazione con il primo ministro, generale Soe Win.
L'OIL ha registrato per il 2004 un peggioramento della situazione dei lavoratori in Myanmar, con un aumento dei casi di lavoro forzato. Rappresentanti OIL in Myanmar hanno dichiarato la scorsa settimana che anche se il lavoro forzato è stato dichiarato illegale, rimangono forti dubbi sul fatto che la giunta voglia realmente eliminarlo. In molti casi è l'esercito stesso a costringere la popolazione a portare approvvigionamenti ai reparti militari nelle zone più inaccessibili del paese o a costruire caserme e fortificazioni.
La giunta militare non ha mai risposto alle denunce, anzi, ha accusato diversi lavoratori di alto tradimento per aver intrattenuto rapporti con l'organizzazione.
Altra questione chiave dell'incontro sarà la libertà di associazione. In Myanmar i sindacati sono di fatto vietati e numerosi lavoratori hanno passato più di 3 anni in prigione per esserne stati membri. I dirigenti della Federazione dei sindacati birmani, inoltre, sono in esilio nei campi profughi e nelle scuole, che hanno costruito al confine con la Thailandia.
All'interno dell'OIL rappresentanti dei sindacati premono affinché vengano imposte sanzioni economiche contro al paese asiatico. L'Unione Europea ha dato indicazioni perché vengano fermate le esportazioni birmane, come segno di opposizione a una politica irrispettosa dei diritti umani.
Il Myanmar continua a essere criticato dalla comunità internazionale per la violazione di numerosi diritti umani come l'uso di soldati bambini e la detenzione di centinaia di prigionieri politici, tra i quali il premio Nobel Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia (LND), il partito democratico all'opposizione.
L'OIL, con sede a Ginevra, è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite che persegue la promozione della giustizia sociale e il riconoscimento universale dei diritti umani nel lavoro.