Operaio migrante si fa saltare in aria perché non viene pagato
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – A Urumqi, capitale dello Xinjiang, un lavoratore migrante si fa saltare in aria perché il principale non lo paga. Nella Cina del miracolo economico i lavoratori hanno scarsa tutela e le ingiustizie spesso causano proteste anche gravi.
Ieri pomeriggio Han Wushun, migrante del Sichuan di 42 anni di etnia cinese, ha chiesto ai dirigenti della Xinjiang Beixin Road and Bridge Construction Company salari arretrati per 4.500 yuan (circa 450 euro). Quando ha capito che non li avrebbe ricevuti, ha fatto esplodere una bomba artigianale portata nella borsa. L’esplosione lo ha ucciso e ha ferito i due dirigenti che hanno cercato di fuggire.
Han ha lavorato per la ditta nel 2007 per tre mesi. Per il denaro arretrato ha fatto causa nel 2008, ma lo scorso luglio il tribunale ha respinto la sua domanda.
Fonti dell’impresa dichiarano che aveva ricevuto tutto quanto gli spettava.
Nel Paese non è raro che le ditte non paghino gli operai e il fenomeno è aumentato a causa dell’attuale crisi economica: secondo dati ufficiali, nella sola Shenzhen nel 2008 circa 370 ditte non hanno pagato salari per 102 milioni di yuan a 39.200 lavoratori. Al punto che in questa città l’Ufficio municipale per la Sicurezza sociale e del lavoro ha posto sotto osservazione tutte le imprese che hanno problemi e che non hanno pagato i salari da almeno un mese.
Il fenomeno è talmente diffuso che negli anni passati il governo ha spesso preferito pagare salari arretrati per centinaia di milioni di yuan, per evitare malcontento. Nel 2008 fonti ufficiali hanno ammesso almeno 87mila proteste di massa per ragioni economiche, spesso collegate a ingiustizie subite da operai.
Mancano dati ufficiali recenti. Alla fine del 2006 si parlava di 1,63 miliardi di yuan di paghe arretrate dovute a circa 800mila migranti a Pechino, di 1,84 miliardi dovuti a oltre un milione di migranti nel solo Guangdong e di 130 milioni per 130mila migranti nel Gansu. Cifre elevate se si considera che all'epoca il salario mensile medio era di 1.000 yuan al mese. Per chi non riceve il salario resta la possibilità di affrontare una lunga e costosa causa civile, con il rischio che intanto il datore di lavoro si renda irreperibile: per questo la gran parte dei migranti si accontenta alla fine di chiudere la controversia ricevendo solo parte del dovuto. La tutela dei migranti è difficile anche perché meno dei due terzi di loro firmano un regolare contratto, secondo una ricerca del ministero per il Lavoro e la sicurezza sociale. Durante la crisi finanziaria asiatica alla fine degli anni ’90, in Cina ci sono stati numerosi suicidi di disoccupati.