Operai-schiavi: espulso segretario locale del Partito comunista
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Arresti ed epurazioni per lo scandalo degli operai-schiavi raggiungono i membri del Partito comunista. Intanto sui media cinesi aumentano le accuse contro polizia e funzionari pubblici, in una campagna di critica che ha scarsi precedenti.
Wang Dongji è stato espulso dal Pc, di cui era segretario nel villaggio di Caosheng, contea di Hongdong (Shanxi), dopo l’arresto del figlio Wang Bingbing, proprietario della locale fabbrica di mattoni, e di Heng Tinghan che l’ha gestita in appalto riducendo gli operai in schiavitù.
Intanto crescono le denunce: Zhang Shanlin, che ha ritrovato il figlio segregato nella fabbrica, denuncia che la casa di Wang Dongji “è a circa 10 metri dalla fabbrica e gli operai mi hanno detto che la visitava ogni 3-5 giorni”, per cui lo ritiene “coinvolto e responsabile”. “Quando sono venuto a prendere mio figlio – ricorda – la polizia locale mi ha chiesto di pagare le spese mediche [per le gravi ustioni subite dal figlio costretto a maneggiare mattoni bollenti] prima di portarlo a casa” e non ha preso iniziative per gli altri “schiavi”. Chen Chenggong, operaio di 16 anni fuggito da questa fabbrica, racconta allo Yanzhao Metropolitan Daily che ha visto morire diversi operai per i maltrattamenti. Ieri il China Business News ha raccontato che la polizia ha ricevuto dalla famiglia Wang circa 33mila yuan per “multe” non meglio specificate.
Giornali e siti internet ospitano articoli e commenti di eccezionale severità contro polizia, ispettori del lavoro, funzionari pubblici e autorità locali che non sono intervenuti e prospettano gravi collusioni. Ma anche se Pechino ha ordinato rapide indagini, i genitori dei minori scomparsi chiedono che continuino le ricerche dei figli.
Chai Wei, che ha visitato oltre 100 fabbriche di mattoni nello Shanxi, spiega che molti schiavi fuggiti gli hanno raccontato che minori e altri lavoratori sono nascosti nelle montagne dello Stato.