Onu: a Baghdad un archivio da otto milioni di pagine sui crimini Isis
Una memoria storica ultimata grazie all’impegno delle Nazioni Unite e destinata a essere conservata negli uffici del Consiglio superiore della magistratura. Documenti digitalizzati che provano le atrocità dello Stato islamico e fondamentali in futuri processi. Rapite nel 2014 dai jihadisti, nei giorni scorsi sei giovanissime yazidi sono tornate dalle loro famiglie.
Baghdad (AsiaNews) - Un imponente archivio centrale contenente i crimini commessi dallo Stato islamico (SI, ex Isis) in Iraq. Almeno otto milioni di pagine che testimoniano l’elemento “burocratico” assieme alle violenze e alle atrocità opera del gruppo jihadista che, fra il 2014 e il 2017, ha conquistato circa la metà del territorio - così come nella vicina Siria - imponendo un dominio brutale fondato sul sangue. Una memoria storica che sta per essere ultimata grazie all’impegno delle Nazioni Unite e che sarà destinata ad essere conservata negli uffici del Consiglio supremo della magistratura dell’Iraq.
Milioni di documenti digitalizzati, raccolti in un unico archivio centrale, che provano i crimini commessi dall’Isis. Unitad, l’organismo istituito dall’Onu per approfondire le indagini, ha avviato il suo lavoro sul campo cinque anni fa nel tentativo di assicurare vertici e corresponsabili del movimento radicale di ispirazione islamica alla giustizia. “Per noi è assolutamente chiaro - afferma l’investigatore capo delle Nazioni Unite Christian Ritscher - che solo se lavoriamo fianco a fianco con le autorità irachene, in particolare con la controparte nella magistratura, [l’inchiesta Unitad] può avere successo”.
L’ex procuratore, di origine tedesca, ha approfondito una mole di atrocità perpetrate dagli uomini del “califfato islamico” fra i quali omicidio, tortura, stupro di massa, riduzione in schiavitù e genocidio. L’obiettivo è perseguire gli autori di “crimini internazionali efferati” attraverso processi “basati sulle prove e davanti a tribunali competenti”. E perché abbia successo servono “prove ammissibili e affidabili” che peraltro, a detta del magistrato, “non mancano”. “L’Isis - spiega - era una burocrazia su vasta scala, che documentava e manteneva un sistema amministrativo statale” e per questo Unitad ha lanciato un enorme progetto di digitalizzazione dei documenti, perché siano “ammissibili” da un qualsiasi tribunale competente in Iraq o all’estero.
Sinora almeno otto milioni di pagine di documenti in possesso delle autorità di Baghdad sono state digitalizzate e pronta a essere usate dagli inquirenti. Il passo successivo sarà di “creare un archivio centrale che sarà depositario unico di tutte le prove digitalizzate” aggiunge Ritscher. Il lancio dovrebbe avvenire “nei prossimi giorni” all’interno del Consiglio supremo della magistratura e rappresenterà una “pietra miliare” per il sistema, diventando modello ed esempio “non solo nella regione, ma a livello globale”.
Sempre in questi giorni, a distanza di oltre cinque anni dalla sconfitta militare dell’Isis, sei donne yazidi sequestrate dai miliziani dell’Isis nel 2014 hanno ritrovato le loro famiglie, nel nord dell’Iraq, quattro giorni dopo il salvataggio annunciato dalla Nobel per la pace Nadia Murad. Considerati “eretici” dal califfato, gli yazidi sono stati fra le vittime principali del massacro jihadista e le donne sequestrate e tenute come schiave sessuali o spose forzate, i figli prelevati. Dall’Iraq, racconta la donna, le sei giovani “sono finite in Siria” quando erano ancora “poco più che bambine o adolescenti”. Decisivo per la liberazione, come ha riferito la stessa Murad, il Kurdistan iracheno e la Turchia. L’incontro coi familiari, e il ricongiungimento, è avvenuto in un parco di Dohuk. “Sono felicissima - ha detto una di loro - non li vedo da quando ho nove anni”.
06/11/2019 11:23