Online Safety Bill: stampa e società civile contro la legge liberticida
Domani al vaglio del Parlamento una norma controversa in tema di libertà di espressione, voluta con forza dall’esecutivo. Lo scorso anno presentate 8mila denunce, di cui 3mila legate all’uso dei social media. Secondo i critici vi sono carenze nelle disposizioni, definizione vaga di termini e reati con rischio considerevole di interpretazioni arbitrarie e soggettive.
Colombo (AsiaNews) - Lo Sri Lanka Press Institute (Slpi), i suoi membri e le organizzazioni a esso affiliate hanno espresso grave preoccupazione riguardo alla proposta di legge governativa denominata “Online Safety Bill” e le sue implicazioni in tema di libertà di espressione e di stampa. Tuttavia, a dispetto delle preoccupazioni e dei timori espressi da una fetta consistente della società civile l’esecutivo è intenzionato a proseguire nell’iter, tanto che domani 23 gennaio la controversa norma sarà al vaglio del Parlamento.
Il ministro della Pubblica sicurezza Tiran Alas si è rivolto ai media spiegando che, nell’anno che si è da poco concluso, si sono registrate 8mila denunce, di cui 3mila circa sono legate ai social media; ecco perché, a prescindere da pressioni esterne, egli intende presentare domani come da calendario il disegno di legge all’assemblea.
Il ministro ha ricordato che le organizzazioni internazionali e le ambasciate hanno già avanzato critiche e perplessità contro la norma, facendo pressione per non presentarla. Egli ha replicato a stretto giro di vite, sottolineando che questa legge è stata presentata per salvare le donne e i bambini di questo Paese. Tuttavia, lo Slpi pur riconoscendo la necessità di regolamentare gli intermediari di internet, che è il tema principale del disegno di legge, identifica diversi elementi controversi presenti all’interno e che presentano criticità per il lavoro di giornalisti, media e per l’intera comunità dello Sri Lanka.
Considerando gli emendamenti che verranno proposti in sede di commissione parlamentare sulla base della sentenza della Corte Suprema del novembre 2023, si prevede che 31 dei 56 articoli verranno rivisti in linea con i principi della democrazia e della Costituzione. L’obiettivo è di migliorarli, per rispondere alla richiesta di libertà di espressione dei media toccando anche la parte riguardante l’autonomia e la definizione dei reati.
Secondo i critici il disegno di legge presenta diverse carenze nelle sue disposizioni, con una definizione vaga di termini e reati, che presentano un rischio considerevole di interpretazioni arbitrarie e soggettive. Tutto questo solleva gravi preoccupazioni circa la potenziale criminalizzazione di varie forme di espressione legittima. Le ambiguità potrebbero creare un ambiente in cui tutte le parti interessate, media compresi, esiteranno a esprimersi apertamente, minando i principi fondamentali della libertà di parola e contribuendo a un clima di autocensura.
Come stabilito dalla Corte suprema, è necessario che la Commissione sia strutturata in modo da garantirne l’indipendenza, escludendo qualsiasi influenza politica o di altro tipo che possa comprometterne l’imparzialità. Si propone che i membri siano nominati dagli organismi industriali competenti sulla base di criteri definiti, che saranno esaminati dal Consiglio costituzionale e quindi raccomandati al presidente per la nomina.
Lo Slpi ribadisce che la norma deve riflettere equilibrio nel contenuto e nello scopo e che, sebbene sia necessario affrontare la disinformazione e l’incitamento all’odio online, le misure non devono ostacolare la libertà di espressione. “Questo equilibrio - conclude la nota - è necessario per mantenere una società democratica, trasparente e responsabile”.