Ong in Nepal: ancora sospesi i diritti democratici
Kathmandu (AsiaNews/Agenzie) Amnesty International, Human Rights Watch e l'International Commission of Jurists accusano il monarca nepalese Gyanendra di tenere "sospesi" i diritti umani in Nepal, anche con la fine dello stato di emergenza, decretata il 30 aprile scorso.
In un documento comune le 3 organizzazioni osservano che nel paese - insieme alla dichiarazione del monarca - è stata pubblicata un'ordinanza dell'autorità distrettuale di Kathmandu che "proibisce riunioni e incontri pubblici" oltre ad "ogni tipo di manifestazione per le strade": la pubblica sicurezza ha inoltre l'ordine di intervenire in ogni "attività politica" che coinvolga più di 2 persone.
Rimane in vigore inoltre la Terrorist and Disruptive Activities Ordinance (Tado) [ordinanza sulle attività terroriste e destabilizzanti], che permette il carcere preventivo fino ad 1 anno per chiunque, senza la necessità di comunicazioni o conferme da parte dell'autorità giudiziaria. "La dichiarazione della fine dello stato di emergenza ha detto Brad Adams, responsabile per l'Asia di Human Rights Watch - può essere un cinico espediente di re Gyanendra per convincere l'India a riprendere il sostegno militare".
Dal 1° febbraio, quando è stato dichiarato lo stato d'emergenza, centinaia di leader politici e di cittadini sono stati arrestati, i giornali sono pesantemente censurati e sono aumentate violenze e omicidi nel paese. Nei giorni scorsi sono tornati in libertà alcuni importanti leader politici, ma molti altri rimangono in carcere.
Dopo il 1° febbraio il Nepal è stato isolato dalla comunità internazionale: il sostegno militare di paesi come Gran Bretagna e India è venuto meno e le organizzazioni umanitarie discutono se sospendere gli aiuti economici e alimentari.