Oltre un milione e mezzo di musulmani verso la Mecca, tra loro Ahmadinejad
Il presidente iraniano, inviato da re Abdullah, sarà il primo capo di Stato del suo Paese a compiere il pellegrinaggio. Imponenti le misure di sicurezza e quelle sanitarie per far fronte ad un evento che negli anni passati ha visto gravi perdite di vite umane.
La Mecca (AsiaNews/Agenzie) – Con in mano il Corano, e dopo averne proclamati alcuni versetti, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinajad è partito questa mattina per la Mecca, per prendere parte all’Hajj il pellegrinaggio che ogni musulmano deve compiere almeno una volta nella vita. Il capo dello Stato iraniano è uno dei mille invitati personali di re Abdullah ed è il primo presidente della Repubblica islamica sciita a compiere il rito.
L’invito al presidente iraniano è un ulteriore passo dell’impegno diplomatico di Riyadh sui tanti fronti delle tensioni mediorientali, dai rapporti tra israeliani e palestinesi a quelli tra Hamas e Fatah a quelli tra Libano e Siria. L’obiettivo è duplice: frenare l’espansionismo di Teheran e favorire la convivenza nella regione, anche per evitare contraccolpi interni alla stabilità della monarchia saudita.
Ahmadinejad sarà il più osservato degli oltre un milione e mezzo di pellegrini che, secondo l’agenzia ufficiale SPA, sono già arrivati nella prima città santa dell’islam, secondo i dati forniti dal Comitato centrale dell’Hajj. Il Ministero saudita della sanità ha intanto fatto sapere che ci sono già stati 254 morti, per lo più anziani, tutti per cause naturali. Il pellegrinaggio è stato sovente segnato dal sangue, per la folla immensa che preme per tutte le strade della città, oltre che nei luoghi più propriamente religiosi. Così, nel corso dell’ultimo Hajj, 345 persone sono morte nel corso del rito della “lapidazione del diavolo” – che prevede il lancio di sassi contro immagini del demonio – e 76 per il crollo di un ostello. Per far fronte alle urgenze sanitarie, sono mobilitati 11mila medici ed infermieri, suddivisi in 21 ospedali nei luoghi santi della Mecca, di Medina e del Monte Ararat.
Morti sono stati causati anche da manifestazioni o attentati, più volte verificatisi in passato. Il più grave è probabilmente quello del 1979, quando centinaia di persone – il numero esatto non si è mai saputo – perirono in seguito all’attacco di un gruppo di fondamentalisti che riuscirono ad impadronirsi della Grande moschea.
Strettissima, per quanto possibile, la vigilanza dei servizi di sicurezza sauditi. Nelle settimane scorse è stato reso noto l’arresto di 200 persone, ritenute militanti di Al Qaeda. L’accesso alla Mecca è comunque consentito solo a coloro che hanno una apposita dichiarazione rilasciata dalle autorità del Paese di provenienza. Tra questi ultimi anche 2200 palestinesi di Gaza, che hanno chiesto al governo israeliano di passare per prendere parte all’Hajj.
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