Oltre centomila profughi fuggono dalla guerra fra esercito e ribelli tamil, privi di ogni assistenza
Colombo (AsiaNews) – “Occorre un’azione immediata per garantire la sicurezza e la protezione delle persone sfollate dello Sri Lanka, il governo deve rispettare l’impegno di prendersene cura e consentire a chi vuole di stabilirsi in altra zona, le Nazioni Unite e la comunità internazionale debbono dare assistenza e monitorare la situazione”. La Commissione per i diritti umani in Asia (Ahrc, ente a favore dei diritti umani) di Hong Kong ha rivolto ieri questo appello, insistendo sulla “responsabilità del governo di garantire la sicurezza degli sfollati della zona Kilinochchi”, che ora mancano di cibo, acqua, medicine e assistenza medica.
La dichiarazione ricorda che la rappresentanza Onu ha ora dovuto lasciare la zona e che i vescovi mons. Joseph Rayappu e mons. Thomas Savundranayagam hanno con chiarezza ricordato le carenze di cibo e assistenza per intere popolazioni in fuga.
Per i continui scontri a fuoco tra esercito e ribelli delle Tigri Tamil (Ltte), sono fuggiti – spiega Ahrc - tutti i 39mila abitanti del conteso distretto di Mannar. Nell’area di Vellankulam almeno 21mila persone sono fuggite. Questi profughi in gran parte vivono ai margini delle strade o nella jungla, senza adeguati ripari, né cibo o medicine o altri generi essenziali.
Ora, dopo i recenti bombardamenti aerei e il fuoco di artiglieria, è iniziato un massiccio esodo anche dai distretti di Kilinochchi e di Mullaithivu. “L’intera popolazione della regione si sta spostando”. Circa 400mila persone vivono nelle zone ora contese.
“Occorre creare – continua Ahrc – una o più zone di pace in ogni distretto, per la sicurezza dei civili coinvolti nell’escalation militare. Suggeriamo che le zone di Jeyapuram Vannen e di Akkarayan, nel distretto di Kilinochchi, siano subito dichiarate zone neutrali, per accogliere i civili”.
“Lo stesso si dovrà fare nel distretto di Mullaithivu”. “Sono iniziative urgenti, anche per consentire al governo di assistere gli sfollati con ripari, cibo, medicine”.
“E’ anche necessario consentire alle organizzazioni delle Nazioni Unite di raggiungere senza difficoltà le popolazioni e aiutarle nelle necessità essenziali”, anche tenendo le operazioni militari lontane dalle vie di comunicazione necessarie per raggiungere questa gente, altrimenti isolata.
“E’ naturale per tutti i cingalesi – conclude il documento – senza distinzione di razza e religione, preoccuparsi per le condizioni dei civili, che si trovano nel mezzo di intense battaglie tra governo e ribelli”.