Oltre 900 milioni di cinesi alle urne, ma solo per candidati graditi al governo
Sono iniziate il 1° luglio le elezioni dirette dei consigli di 35.400 piccole città e 2.800 contee, e continueranno sino alla fine del 2007. Ampia partecipazione di cittadini e attivisti, ma le autorità svolgono uno stretto controllo e ostacolano i candidati non graditi.
Pechino (AsiaNews/Scmp) Oltre 900 milioni di cinesi partecipano alle elezioni per i 2 milioni di seggi nei congressi di 35.400 città e 2.800 contee. La maggiore elezione della storia cinese è iniziata il 1° luglio e terminerà solo alla fine del 2007. Si registra un crescente interesse nella popolazione, ma le autorità mantengono uno stretto controllo per evitare l'elezione di candidati sgraditi.
Si tratta della maggior verifica della c.d. "democrazia di base" (lett.: "democrazia delle radici d'erba") in Cina, già sperimentata con l'elezione diretta dei sindaci dei villaggi (non è prevista per i sindaci della piccole città). Xu Yong, esperto dell'università Normale di Huazhong, prevede un'ampia partecipazione di contadini e di attivisti sociali per difendere i loro diritti, ma anche di imprenditori e commercianti per tutelare i loro interessi.
Finora la gran parte della popolazione ha visto il voto con disinteresse e sfiducia, perché gli eletti hanno poca influenza sulle decisioni politiche, demandate agli organi del Partito o ai livelli superiori, e questi congressi hanno fama di essere semplici passa carte. Ma osservatori le considerano comunque un test importante per introdurre il metodo democratico e verificarne il funzionamento in Cina. Di certo Pechino le segue con attenzione e il premier Wen Jiabao ha detto ai media esteri che "se il popolo cinese può governare un villaggio, potrà in alcuni anni giungere a governare una piccola città. Questo sistema può diffondersi".
In Cina le elezioni dirette sono state introdotte nel 1978 ma applicate a villaggi e contee solo nel 1998 dopo molte modifiche. Yao Lifa, attivista eletto nel 1998 al Congresso del popolo a Qianjiang, Hubei, spiega che "se un cittadino manda una lettera al governo con le sue idee, può essere accusato di aver violato le norme. Ma se lo fa un membro del Congresso, fa solo il suo dovere".
Ma proprio l'ampia partecipazione di dissidenti e la loro sollecitazione per la partecipazione popolare ha allarmato il governo. I membri del gruppo che si chiama "Pan-Blue Alliance", come un gruppo di opposizione taiwanese, sono stati arrestati per avere incitato la gente a candidarsi. Sheng Huaren, vice presidente al Congresso nazionale del popolo, sul giornale di partito "Seeking Truth" ha ammonito contro le "infiltrazioni" da parte di poteri esteri e di scontenti che vogliono "creare divisione" e "fare clamore su questioni come la democrazia e i diritti umani". Ha anche indicato ai funzionari locali di controllare il comportamento dei candidati, escludendo chi sia coinvolto "in attività o culti illegali". I funzionari debbono organizzare gli incontri per presentare i candidati agli elettori, escludendo la possibilità di comitati elettorali personali. Il governo ha anche indicato ai giornalisti di non parlare di singole votazioni o della campagna elettorale di singoli candidati, consentendo solo articoli di carattere generale per dimostrare la diffusione della democrazia.
La campagna elettorale resta uno dei principali problemi: appena lo scorso anno il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo ha dovuto precisare che gli elettori possono proporre propri candidati e che i candidati possono incontrare gli elettori. Ma sono frequenti gli ostacoli per chi si candida e persino per chi vuole votare e non può farlo per "disfunzioni" amministrative.
Lu Banglie, attivista politico picchiato da sconosciuti per avere parlato dei fatti di Taishi nel Guangdong, dice che ha fatto domanda per partecipare alle elezioni della città di Zhijiang nell'Hubei, dove già è stato eletto nel 2003. Ma tuttora non sa se il suo nome sia tra i candidati. Anche se la legge prescrive trasparenza racconta spesso i candidati sono decisi a porte chiuse. (PB)