Oltre 50 fedeli Bahai condannati perché parlano della loro fede
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – L’Iran ha condannato ieri 3 seguaci Bahai a 4 anni di carcere per avere leso la sicurezza pubblica facendo propaganda contro il sistema politico e proselitismo alla loro fede, "con il pretesto di aiutare i poveri", nella meridionale Shiraz. Ali Reza Jamshidi, portavoce del sistema giudiziario, ha aggiunto che altri 51 fedeli sono stati condannati a un anno di carcere, con pena sospesa, ma con l’obbligo di frequentare corsi statali di propaganda.
La religione Bahai è stata fondata intorno al 1860 dal nobiluomo persiano Baha’u’llah, autonominatosi nuovo profeta e prosecutore dell’opera di Mosè, Gesù e Maometto. In contrasto quindi con l'affermazione islamica di Maometto ultimo profeta.
i Bahai sono la più grande minoranza religiosa dell’Iran, con circa 300mila fedeli. Ma la Costituzione iraniana riconosce solo Islam, Cristianesimo, la religione ebrea e il cuto di Zoroastro. La religione Bahai è considerata eretica dalle autorità religiose iraniane ed è vietata e perseguitata dalla rivoluzione islamica del 1979. Da allora oltre 200 seguaci sono stati giustiziati o assassinati, centinaia sono finiti in carcere, decine di migliaia sono stati privati di lavoro, pensione, attività commerciali. Tutte le loro istituzioni sono vietate e luoghi sacri, cimiteri e proprietà sono stati confiscati dal governo o distrutti (nela foto la distruzione del santuario a Shiraz). Molti Bahai sono stati condannati solo per avere tenuto lezioni di catechismo ai loro bambini. I loro giovani non possono iscriversi all’università, se non si dichiarano “islamici”.
Il 18 dicembre 2007 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato un risoluzione che esprime “profonda preoccupazione” per la sistematica violazione dei diritti umani in Iran, anche per l’uso diffuso di tortura, fustigazione, amputazioni, lapidazione ed esecuzioni pubbliche, repressione contro le minoranze che colpisce anzitutto il culto Bahai. E’ stato chiesto a Teheran “di eliminare, nella legge e nella prassi, ogni forma di discriminazione e tutte le violazioni dei diritti umani”.
12/12/2003