Oltre 1300 giovani migranti nepalesi uccisi da miseria e sfruttamento
di Kalpit Parajuli
Lo afferma un rapporto del ministero degli Esteri. Dal 2009, 1357 i morti per suicidi, violenze, omicidi, stress e condizioni malsane di vita. La maggioranza delle vittime lavorava in Paesi islamici.
Kathmandu (AsiaNews) – Oltre 1300 giovani lavoratori migranti nepalesi sono morti dal 2009 a causa di maltrattamenti sul lavoro, condizioni di vita miserevoli e sfruttamento. La maggior parte delle vittime lavorava in Paesi islamici. Lo rivela un recente studio condotto dal ministero nepalese degli Esteri in collaborazione con il Foreing Employment Board states.
Secondo il rapporto, su 22.500 giovani migranti all’estero si contano 1.357 persone uccise in modo violento o decedute per cause legate all’ambiente lavorativo. Fra questi 120 sono morti suicidi, 287 per incidenti sul lavoro, 100 assassinati, 292 per problemi respiratori dovuti alle malsane condizioni di vita. La maggior parte delle vittime si registrano in Malaysia (441), a cui seguono Arabia Saudita (306) e Qatar (125).
Purna Chandra Bhattarai, direttore generale del Dipartimento per l’impiego all’estero (Dofe) sottolinea che la maggior parte di tali morti era evitabile. Esse sono dovute soprattutto alla poca consapevolezza dei rischi che si corrono in certi Paesi, soprattutto quelli del Golfo Persico. “Molti giovani – spiega – non sanno come sopravvivere quindi emigrano, ma spesso non hanno una preparazione adeguata per affrontare la situazione. Per la fretta nessuno si informa o si iscrive a corsi di formazione o trova lavoro con le agenzie statali”. Bhattarai spiega che in questi anni su 22.500 persone migrate all’estero solo 466 hanno partecipato ai corsi proposti dal Migration Resource Centre (Mrc) del ministero degli Esteri.
A causa della grave crisi economica, ogni anno migliaia di persone lasciano il Paese in cerca di un lavoro. A differenza di Stati come le Filippine, dove proliferano agenzie di collocamento in Paesi esteri, in Nepal la popolazione preferisce partire con visto turistico e cercare lavoro sul posto tramite parenti e amici. Ciò però impedisce allo Stato di tutelare i propri cittadini in caso di incidenti in un Paese straniero, aumenta la percentuale di immigrati clandestini e il business criminale del traffico di esseri umani. Le destinazioni dei migranti nepalesi sono oltre 50. In cima alla lista, ci sono Qatar (68,844), Arabia Saudita (44.741) e Malaysia (31.157).
La Non Residential Nepalese Association (NRN) afferma che sono quasi 7 milioni i lavoratori emigrati all’estero e stima che il bilancio dello Stato dipenda quasi per il 40% dalle rimesse in patria dei loro stipendi.
Secondo il rapporto, su 22.500 giovani migranti all’estero si contano 1.357 persone uccise in modo violento o decedute per cause legate all’ambiente lavorativo. Fra questi 120 sono morti suicidi, 287 per incidenti sul lavoro, 100 assassinati, 292 per problemi respiratori dovuti alle malsane condizioni di vita. La maggior parte delle vittime si registrano in Malaysia (441), a cui seguono Arabia Saudita (306) e Qatar (125).
Purna Chandra Bhattarai, direttore generale del Dipartimento per l’impiego all’estero (Dofe) sottolinea che la maggior parte di tali morti era evitabile. Esse sono dovute soprattutto alla poca consapevolezza dei rischi che si corrono in certi Paesi, soprattutto quelli del Golfo Persico. “Molti giovani – spiega – non sanno come sopravvivere quindi emigrano, ma spesso non hanno una preparazione adeguata per affrontare la situazione. Per la fretta nessuno si informa o si iscrive a corsi di formazione o trova lavoro con le agenzie statali”. Bhattarai spiega che in questi anni su 22.500 persone migrate all’estero solo 466 hanno partecipato ai corsi proposti dal Migration Resource Centre (Mrc) del ministero degli Esteri.
A causa della grave crisi economica, ogni anno migliaia di persone lasciano il Paese in cerca di un lavoro. A differenza di Stati come le Filippine, dove proliferano agenzie di collocamento in Paesi esteri, in Nepal la popolazione preferisce partire con visto turistico e cercare lavoro sul posto tramite parenti e amici. Ciò però impedisce allo Stato di tutelare i propri cittadini in caso di incidenti in un Paese straniero, aumenta la percentuale di immigrati clandestini e il business criminale del traffico di esseri umani. Le destinazioni dei migranti nepalesi sono oltre 50. In cima alla lista, ci sono Qatar (68,844), Arabia Saudita (44.741) e Malaysia (31.157).
La Non Residential Nepalese Association (NRN) afferma che sono quasi 7 milioni i lavoratori emigrati all’estero e stima che il bilancio dello Stato dipenda quasi per il 40% dalle rimesse in patria dei loro stipendi.
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