Olimpiadi: per limitare lo smog si chiudono fabbriche e miniere
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La scarsità di carbone, il basso prezzo imposto per l’energia elettrica e la maggior fornitura a Pechino per le Olimpiadi hanno creato la peggior penuria di energia da anni. Intanto per contenere l’inquinamento, la Cina ha chiuso o limitato il lavoro di molte fabbriche, dal 20 luglio per due mesi.
A Pechino, per migliorare l’aria, che spesso è una cappa grigia (nella foto), sono stati chiusi tutti i cementifici e più di 200 cave e fabbriche di calce, impianti chimici e petrolchimici debbono ridurre le emissioni di almeno il 30%, grandi acciaierie hanno dovuto spostare la produzione in altre province. Nel vicino Hebei si calcola che i divieti causeranno una minor produzione annuale di 745mila chilovattori (kw) di energia elettrica, 350mila tonnellate di carbone, 7,11 milioni di tonnellate di ferro, 5,58 milioni di tonnellate di acciaio e 9,67 milioni di tonnellate di cemento.
Non è chiaro se saranno ugualmente pagati, e da chi, i salari dei dipendenti delle fabbriche chiuse.
Ma il divieto ha colpito fabbriche anche lontane, come le centinaia di impianti alimentati a carbone in Shanxi, Shandong, Mongolia Interna già chiusi o minacciati di chiusura se inquinano troppo.
Inoltre la Cina affronta la peggior mancanza di energia da anni, stimata da fonti ufficiali pari a 16 milioni di kw (5 milioni nel solo Guangdong) cosa che costringe molte altre fabbriche a ridurre la produzione. Oltre il 70% degli impianti generatori d’elettricità sono alimentati a carbone il cui prezzo è più che raddoppiato in pochi mesi, mentre il governo mantiene basso il prezzo dell’elettricità. Le ditte elettriche lavorano in perdita e riducono al minimo le scorte di carbone per contenere le spese, oppure usano carbone di cattiva qualità, molto più inquinante. Sperano che il governo aumenti il prezzo dell’energia, ma certo non lo farà prima delle Olimpiadi.