Occorrono 170mila case per i profughi della lunga guerra civile
Colombo (AsiaNews) – Occorrono ancora 170mila case per i profughi della sanguinosa guerra civile dello Sri Lanka, durata oltre 30 anni. A un anno esatto dalla sua fine, il 19 maggio 2009, rimane gravissima la situazione di decine di migliaia di persone che hanno perso casa e lavoro.
Secondo i dati della Croce Rossa, nella guerra sono state danneggiate almeno 260mila case.
Vinayagamoorthy Muralitharan, viceministro per il Riassetto ed ex leader di massimo livello delle sconfitte Tigri Tamil, la settimana scorsa ha detto che “a oriente c’è una richiesta di circa 17mila case, mentre le altre sono richieste a settentrione”. Senza le 170mila case, non sarà possibile sistemare tutti i profughi.
Secondo il viceministro, nella sola area di Wanni ci sono stati 280mila profughi. Il governo spesso ha risposto che il programma di reinsediamento dei profughi doveva attendere lo sminamento in molte zone del nord. Ma egli dice che ora l’80% del settentrione è stato bonificato dalle mine.
Ora ci sono 73mila profughi che ancora abitano nei campi profughi a nord, spesso con servizi minimi e con scarse o nulle possibilità di lavoro, che tirano avanti con la semplice sussistenza assicurata da Stato e gruppi di beneficenza, ma senza potere programmare alcun futuro.
Muralitharan osserva che occorre bonificare dalle mine le zone di Mullaitivu, Thunukkai e Kilinochci, ma molti profughi già hanno potuto tornare a Vavuniya Nord, Mannar e certe zone di Kilinochchi e Mullaitivu. Ma occorre fornire loro abitazioni con i servizi essenziali: elettricità, acqua corrente, ma anche scuole e programmi di aiuto per riprendere un lavoro e un normale tenore di vita.
“In queste zone –aggiunge- sono attive molte agenzie benefiche, come la Banca mondiale, Usaid, l’Agenzia Onu per i Rifugiati e Save the Children”. La Banca mondiale, grazie all’apposito Fondo per la riabilitazione di nord ed est, ha già costruito 58mila abitazione e ne sta realizzando altre.
10/10/2022 10:57