28/03/2023, 08.52
RUSSIA
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Oblast di San Pietroburgo: a rischio i piccoli popoli del nord

di Vladimir Rozanskij

Vepsy, Ižory e Vožani potrebbero perdere le proprie terre. Già repressi in età staliniana. Hanno affinità con popoli baltici e finnici. Con guerra all’Ucraina sono tornati nel mirino delle autorità. Accusati di separatismo, estremismo e di essere “agenti stranieri”.

San Pietroburgo (AsiaNews) – Dopo aver attraversato il periodo delle repressioni staliniane, i piccoli popoli della Russia del nord hanno mantenuto la propria lingua e le proprie tradizioni, ma rischiano di perdere del tutto le proprie terre.

Nella Leningradskaja Oblast, la regione di San Pietroburgo, esistono ufficialmente tre comunità di scarsa consistenza numerica: Vepsy, Ižory e Vožani. Da molti secoli occupano le zone attorno alle rive del Golfo di Finlandia, soprattutto i Vožani, i più a rischio di estinzione, oggi concentrati nella piccola città di Lužitsy.

L’antico centro oggi è circondata da entrambi i lati, con il porto di Ust-Luga e le costruzioni per la lavorazione e il trasporto del gas del complesso Ruskhimaljans, e gli abitanti locali lottano per evitare la scomparsa definitiva.

Lužitsy è costituito da circa 100 edifici, distribuiti lungo un paio di chilometri della strada statale Narva, ed esiste da oltre 500 anni come centro della terra “Vodskaja” (delle acque).  Vi abitano poco più di un centinaio di Vožani, presenti anche nel villaggio vicino di Krakolje. Oggi sono quasi tutti anziani, qualcuno si trova in altri centri abitati della provincia, nella città di San Pietroburgo e nella vicina Estonia.

Le loro umili abitazioni, per mesi sepolte nella neve, sembrano spesso abbandonate, e in seguito alle nuove costruzioni portuali degli anni 2000 erano tutte destinate a essere abbattute. I Vožani sono riusciti con enormi sforzi a difenderle, anche se sono rimasti incastrati dal porto, vivendo in isolamento nel loro antico bosco, senza quasi comunicare col mondo esterno. Nel villaggio è stato aperto perfino un museo della cultura Vodskaja, chiamato il “Centro della forza” di questi antichi eredi dei primi incontri tra scandinavi e slavi.

I Vožani si ritengono gli esseri umani dai capelli più chiari al mondo, stanziati nel golfo di Finlandia fin dai primi secoli dell’era cristiana. Di loro parlano le cronache slave del 1069, quando le armate di Novgorod – città della Rus’ più antica della stessa Kiev – li hanno conquistati. È difficile distinguerli dagli altri popoli balto-finnici della regione, ma conservano ancora canzoni ancestrali delle figlie “dai capelli dorati e gli occhi celesti”.

Durante il periodo sovietico le autorità li hanno duramente repressi e deportati, insieme agli Ižory e agli Ingermanlandtsy, cacciati nei territori della Finlandia e della Carelia, senza il permesso di tornare ai villaggi nativi, cosa che è diventata possibile ad alcuni solo dopo la fine dell’Unione Sovietica. E ora molti di loro sognano di ricostituire l’etnia dei tempi passati.

A preservare la lingua e la cultura di questi popoli si sono dedicati gli specialisti estoni, nella gloriosa università di Tartu, come il linguista ed etnografo Paul Ariste, che ha pubblicato molte ricerche in proposito negli anni sovietici. Oggi a Tartu c’è anche un corso di lingua vodica, considerata parente dell’estone, che i locali chiamano Maaväci, la “lingua della terra”.

La guerra in Ucraina ha portato a nuovi atteggiamenti ostili da parte delle autorità russe, come nota un’abitante di Lužniki, Ekaterina Kuznetsova, per timore di consonanze con gli ucraini: “I russi pensano che tutti i popoli intorno a loro siano dei nemici, soprattutto in queste zone baltiche, teatro di tante guerre”.

Alle feste di paese si espongono tradizionalmente le bandiere vožane e degli altri popoli locali, oggi severamente proibite, con accuse di “separatismo ed estremismo”, e perfino di essere “agenti stranieri” pagati dagli estoni o da altri nemici occidentali e settentrionali.

Non si può pronunciare alcuna parola nella lingua antica, e nemmeno vestire i costumi popolari al di fuori dei musei. Giuridicamente l’etnia vožana, come quelle analoghe dei Vepsy e degli Ižory, non viene riconosciuta come soggetto da tutelare, ma gli eventi drammatici di questo anno di guerra stanno risvegliando la memoria degli uomini e dei popoli del nord, sepolti dalla neve e dalla storia e oggi tornati in cerca di una propria terra, lontano dagli orrori e dalla morte.

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