Obama spera in una riforma dello yuan, ma Hu tace
Washington (AsiaNews/Agenzie) – La Cina “deve ancora fissare una tabella di marcia per la rivalutazione della propria moneta, ma insieme al presidente Hu Jintao abbiamo convenuto che questa è una priorità, interna al Paese, da risolvere al più presto”. Lo ha dichiarato ieri il presidente americano Barack Obama a margine del Summit internazionale per il disarmo nucleare. I due leader hanno avuto due incontri privati, che secondo Obama sono stati “franchi e cordiali”.
Tuttavia, un portavoce del governo di Pechino ha risposto indirettamente alle aperture americane dichiarando, sempre ieri, che la Cina “non intende inchinarsi alle pressioni esterne sulla questione della rivalutazione dello yuan. Si tratta di una questione interna: è come se un malato di influenza costringesse un’altra persona a prendere le medicine al posto suo”.
Obama, in ogni caso, non sembra voler cedere: “Sono stato molto chiaro nel sottolineare che lo yuan è sottostimato. Però ho lodato la decisione interna di muoversi verso un approccio più orientato al mercato, che considero giusta. Non ho una tabella di marcia, ma spero che la Cina arrivi al più presto a questo risultato: è soprattutto nel loro interesse”. Da parte sua, Hu Jintao non ha rilasciato dichiarazione. Ma il vice ministro degli Esteri Cui Tiankai, presente al summit, ha detto ai giornalisti che la decisione sarà presa “sulla base della situazione economica interna”.
Al momento, Pechino scambia 1 dollaro con 6,83 yuan: si tratta di un cambio deciso nel luglio 2008 e da allora mantenuto bloccato. Secondo economisti ed analisti occidentali, la scelta di non rivalutare la moneta mantiene di fatto la Cina ai primi posti, su scala mondiale, per competitività economica. Inoltre, l’enorme riserva di debito pubblico nelle casse cinesi continua a crescere di valore proprio perché a cambio fisso: rivalutando lo yuan, come chiede Obama, decurterebbe di un terzo la cifra totale.
Lo scorso mese, 130 deputati americani hanno inviato una lettera ufficiale al Segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner per chiedere al governo di intervenire sulla questione. Geithner, a sorpresa, si è recato nella capitale cinese per colloqui con la sua controparte locale, ma non ha rilasciato dichiarazioni in proposito. In ogni caso, il Congresso dovrebbe pubblicare nei prossimi giorni l’annuale Rapporto sulla situazione economica: Washington minaccia Pechino di definirla, nel testo, “impegnata a manipolare illegalmente il mercato valutario”.