Obama ricordi i gulag della Corea del Nord, non solo il nucleare
Tokyo (AsiaNews) - La Corea del Nord fa notizia in tutto il mondo quando esplode bombe nucleari nelle gallerie sotto i suoi monti o lancia missili intercontinentali. La preoccupazione è piu’ che giustificata: la proliferazione nucleare è una minaccia a livello planetario. Si sottovaluta, invece, il fenomeno della sistematica e diffusa violazione dei diritti umani che fa di quella infelice nazione un immenso gulag.
Il colpevole silenzio mediatico è riparato in parte da una recente iniziativa del gruppo “No fence” (‘”senza steccati”), un’associazione con base a Tokyo, che si impegna per la liberazione dei circa 300.000 prigionieri politici che languiscono nei campi di concentramento della Corea del Nord, soggetti a torture, lavori forzati ed esecuzioni capitali.
In occasione della visita del presidente degli Stati Uniti Barak Obama al famigerato campo di concentramento nazista Buchenwald, quel gruppo di cittadini gli ha inviato in questi giorni una lettera aperta per stimolare la comunità internazionale a denunciare il sistema dei gulag nord-coreani e a non focalizzare l’attenzione solo sulla minaccia nucleare di Pyongyang. Se il mondo non riconosce gli orrori che hanno luogo sotto quella dittatura “noi - si legge nella lettera aperta - saremo giudicati dalle generazioni future per non essere riusciti a far tesoro della lezione dei passati crimini contro l’umanità”
La lettera è stata sottoscritta da varie organizzazioni internazionali per i diritti umani e inviata a 3.000 parlamentari delle principali nazioni industrializzate.
Soon Yoon-bok, sud-coreano, segretario generale del gruppo “No Fence, è preoccupato dal fatto che americani ed europei, ben consapevoli delle brutalità inflitte dalla Germania nazista, in particolare contro gli ebrei, hanno poca conoscenza delle atrocità commesse oggi nei campi di prigionia nord-coreani. “Il leader Kim Jong-il, ha detto Soon, usa le sue bombe nucleari e i suoi missili per attirare l’attenzione della comunità internazionale e così nascondere gli aspetti più vili della sua dittatura: i campi di concentramento”
I terribili segreti del monte Mantap
Kang Chol-hwan, saggista del quotidiano sud-coreano Chosun Ilbo, con un’analisi sulla seconda esplosione nucleare realizzata quest’anno dalla Corea del nord, permette di intravvedere concretamente l’abiezione del regime poliziesco di Pyongyang. L’ordigno è stato fatto esplodere in una cava del monte Mantap, alto 2000 metri e coperto di folta vegetazione. È molto probabile che l’enorme quantità di mano d’opera richiesta per gli scavi sia stata presa dai prigionieri politici.
Anh Myeon-cheol, un nord-coreano, ex guardia in un campo di concentramento, fuggito nel sud nel 1994, ha detto che negli anni ’90, molti giovani prigionieri politici, erano scelti per opere di costruzioni sotterranee situate al monte Mantap. I prigionieri erano terrorizzati solo a sentire il nome di quella montagna. Da quella destinazione nessuno è mai tornato vivo. Anh era curioso di sapere per quale specie di lavoro erano scelti quei giovani dissidenti. Ora lo sa.
Il campo n. 16, riservato ai prigionieri politici di alta classe e alle loro famiglie è situato proprio sulle pendici del Mantap
La specialità in fisica nucleare è quella meno desiderata dagli studenti nord-coreani. Coloro che vi si laureano non hanno altra scelta se non quella di stabilirsi nel distretto di Bungan, dove si trovano gli stabilimenti nucleari di Yongbyong, e condurre una vita da reclusi.
“Tutta la verità, conclude, Kang verrà alla luce quando cadrà il regime di Kim Jong-il, ma non e’ da escludere che possa succedere anche ora qualche terribile disastro, sotto quella montagna.”