24/09/2004, 00.00
ARABIA SAUDITA
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O'Connor in tribunale: nuove (false) accuse al cristiano indiano

di Lorenzo Fazzini
I retroscena dell'arresto dimostrano le macchinazioni della polizia islamica verso il cristiano in prigione da 6 mesi per "evangelizzazione"

Riyadh (AsiaNews) – Brian Savio O'Connor, il cristiano indiano in carcere fin da marzo, è stato finalmente condotto in tribunale a Riyadh per la prima udienza del processo a suo carico. L'udienza è durata 90 minuti e si è tenuta nel tribunale di Deerah. Al momento della lettura dei capi di accusa, oltre a quelli già noti (uso di droga, vendita di liquori e predicazione del cristianesimo) se ne è aggiunto un quarto: possesso di film pornografici. Ne dà notizia Middle East Concern, l'associazione per i cristiani in Medio oriente che sta seguendo il caso di O'Connor. MEC precisa che le accuse contro O'Connor sono false e sono state costruite dalla polizia religiosa saudita per incriminarlo a causa della sua fede cristiana.

O'Connor si trova in carcere da marzo dopo essere stato rapito dalla polizia religiosa saudita Muttawa, che lo ha torturato e seviziato per un giorno intero, minacciandolo di morte se non abiurava la sua fede. Poi è stato consegnato alla magistratura saudita: O'Connor è in prigione da 6 mesi.

O'Connor non ha assistenza legale ed è solo a difendersi nel processo. Inizialmente i giudici gli hanno chiesto di parlare in arabo: Brian ha risposto che sapeva parlarlo solo in parte e ha chiesto il traduttore ufficiale della Corte. Da quel momento l'interprete ha fatto la traduzione dall'arabo all'inglese e viceversa. Il giudice presidente della corte non era presente all'inizio della seduta, iniziata dal suo assistente, che fin dall'inizio ha avuto un atteggiamento ostile nei confronti di O'Connor.

Secondo l'accusa il cristiano indiano è stato preso in flagrante mentre vendeva liquori a un uomo, assoldato dalla Muttawa come acquirente. Il numero di serie delle banconote usate dall'individuo infatti era stato registrato prima dell'acquisto dei liquori. Brian è stato trovato in possesso delle banconote catalogate e quindi ritenuto colpevole di aver venduto gli alcolici.

Durante il processo è stato contestato al cristiano indiano il possesso di materiale video contenente film pornografici, mentre nel suo computer è stato trovato materiale cristiano.

Brian ha ammesso di essere stato in possesso di bibbie e di video, ma ha negato che i film fossero di carattere pornografico. Alla domanda "Perchè aveva quei video?" Brian ha risposto che si trattava di materiale privato e che lo usava per uso personale. I giudici non si sono detti d'accordo con lui e l'hanno accusato di "evangelizzazione". In effetti, Brian possedeva 100 video digitali di carattere biblico, con filmati, documentari e film sulla Sacra scrittura. Sessanta videocassette contenevano puntate del programma del telepredicatore americano Benny Hinn, trasmesso dalla Trinity Broadcasting Corporation. Brian nel suo computer aveva una versione telematica della Bibbia.

In seguito, i giudici hanno chiesto a Brian se possedeva Bibbie. Ha replicato che ne aveva portato dall'India [Brian è in Arabia da 6 anni, ndr] e le usava per studiare la Parola. Gli hanno domandato se sapeva che è vietato portare Bibbie in Arabia saudita. Brian ha risposto che le ha portate nel Paese in modo legale: "All'aereoporto le autorità doganali non me le hanno sequestrate". La Corte ha giudicato che l'imputato "non era al corrente" del divieto di avere "questi libri". Ad O'Connor è stato contestato il possesso di Bibbie in lingue che egli non conosce perfettamente (arabo e urdu): questo, secondo le autorità, sarebbe un indizio che ha usato i libri cristiani a scopo di "evangelizzazione". Per questo lo hanno accusato di "predicare il cristianesimo". O'Connor teneva incontri privati di studio sulla Bibbia a persone di lingua urdu e araba.

Il divieto di introdurre Bibbie in Arabia è una questione non ancora regolata in modo definitivo dalle autorità saudite. Alcune volte all'aereoporto i funzionari confiscano le Bibbie, in altre circostanze le lasciano passare. Secondo alcuni funzionari di frontiera, è permesso portarle  ad uso personale, purchè non siano scritte in arabo. Molte persone a cui sono state confiscate Bibbie all'aereoporto, dopo aver protestato con le autorità di frontiera, se le sono viste restituire.

Rispondendo all'accusa di evangelizzazione, Brian ha affermato che non pensava fosse illegale avere incontri privati di carattere religioso. Ha riferito di aver letto sul giornale Arab News, in data 9 aprile 2003, che "i non musulmani possono praticare la loro fede in privato". La Corte ha risposto che questo "non corrisponde al vero". Allora O'Connor ha mostrato una fotocopia dell'articolo di Arab News, edizione di Riyadh. La Corte ha chiesto copia del giornale per verifiche.

La pratica della fede in modo privato è stata di recente confermata da alte autorità saudite: il 17 settembre il quotidiano libanese The Star citava un funzionario del governo saudita che, in risposta al Rapporto del Dipartimento di stato americano sulla libertà religiosa, ha affermato: "I non musulmani che vivono nel regno [saudita] non hanno luoghi di culto, come le chiese, perchè non sono cittadini. Possono praticare la loro religione in modo libero all'interno delle loro abitazioni". Il 19 settembre il giornale saudita Okaz ha riportato la dichiarazione di Sheik Ibrahim bin Abdullah al-Ghaith, capo della Muttawa: "L'Arabia Saudita non proibisce ai non musulmani di praticare la loro religione, ma non permetteremo mai la sua pratica pubblica".

Nella prossima udienza – la cui data però non è stata fissata – O'Connor verrà messo a confronto con i poliziotti della Muttawa che lo hanno accusato.

"Brian si è detto molto contento per aver saputo che molte persone pregano e si battono per la sua liberazione, e vuole ringraziarle per il loro sostegno" ha riferito Middle East Concern.

Le autorità saudite considerano O'Connor una persona "straordinaria" e un leader di un gruppo sponsorizzato da forze straniere per promuovere il cristianesimo nel Paese. Lo hanno dedotto dalle moltissime lettere ricevute da O'Connor in questi mesi di prigionia. Molte organizzazioni cristiane, infatti, saputo dell'arresto di Brian per motivi religiosi, hanno avviato una campagna di solidarietà, invitando cristiani di tutto il mondo a spedire una lettera di sostegno e solidarietà al cristiano indiano in carcere. Inoltre, molte ambasciate occidentali a Riyadh (in particolare quelle americana, britannica e canadese) stanno facendo pressioni sul governo saudita per la liberazione di O'Connor. La magistratura saudita accusa Brian di avere contatti con l'estero perché possiede diverse caselle postali. Ma questo è dovuto al fatto che usa caselle di suoi amici, perché non può averne una personale.

Vengono intanto alla luce i particolari dell'arresto di Brian, lo scorso 25 marzo, che dimostrano come il suo arresto fosse stato preparato dalla polizia religiosa islamica. Un giorno Brian ha ricevuto una telefonata di una persona che si diceva "interessata al cristianesimo" e chiedeva a Brian di poterlo incontrare per parlarne con lui. I due fissavano un appuntamento, ma quando O'Connor è uscito di casa per recarsi all'incontro, si è ritrovato davanti i poliziotti della Muttawa, che lo hanno prelevato e caricato su una loro auto. Condotto in una moschea, Brian è stato in balia degli agenti religiosi per 24 ore: lo hanno torturato, picchiato e seviziato. La legge saudita infatti prevede che i prigionieri arrestati dalla polizia religiosa possono essere detenuti dalla stessa Muttawa "solo" per 24 ore, poi devono essere consegnati alla magistratura ordinaria. "Mi hanno appeso al soffitto con le gambe e giocavano a calcio con la mia testa" ha raccontato Brian agli amici che lo hanno visitato in carcere. Il giorno dopo, O'Connor è stato condotto alla prigione di Olaya e incriminato per uso di droga, vendita di liquori e predicazione di Gesù Cristo.

O'Connor, single, è di confessione protestante e lavorava nel settore bagagli della compagnia di bandiera saudita Saudi Arabian Airlines.
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