Nuovo sisma a Fukushima. La Chiesa invia volontari nelle zone colpite dallo tsunami
Intanto, oggi un nuova scossa di terremoto di magnitudo 7,1 è stata registrata alle 17,17 (ora locale) nella prefettura di Fukushima a circa 164 km a nord est di Tokyo. Le autorità hanno lanciato l’allarme tsunami, poi rientrato dopo alcune ore, e fatto evacuare il personale al lavoro nella centrale nucleare, già danneggiata dallo tsunami dell’11 marzo. Secondo i funzionari della Tokyo Electric Power Company (Tepco), la scossa ha causato un black-out elettrico, interrompendo per alcune ore il funzionamento delle pompe di raffreddamento di tre reattori. Tuttavia, essi precisano che la situazione è al momento sotto controllo. Yukio Edano, portavoce del governo giapponese, ha annunciato l’estensione dell’area di evacuazione intorno alla centrale, a tutt’oggi fissata a 30 km. La scossa di oggi avviene a un mese esatto da quella di magnitudo 9 e dallo tsunami che lo scorso 11 marzo ha distrutto gran parte della costa orientale del Paese. Oggi tutto il Paese ha osservato un minuto di silenzio per ricordare la tragedia. Secondo gli ultimi aggiornamenti il bilancio delle vittime è salito a 13mila. Pubblichiamo di seguito la testimonianza di p. David Uribe, missionario di Guadalupe a Tokyo.
Nella diocesi di Sendai continua il lavoro di sacerdoti e laici cattolici a favore della popolazione colpita da terromoto, tsunami e fuga radioattiva, nonostante i problemi dovuti alle continue scosse e all’estensione dell’area disastrata pari a 1543 kmq. A un mese dalla catastrofe si è riusciti a individuare con maggiore precisione il numero delle vittime fra i cristiani della diocesi e l’entità dei danni alle strutture materiali. Con la collaborazione della diocesi di Hosaka è stata realizzata una rete di informazione per mettere in contatto i vari sacerdoti e missionari attivi nelle varie parrocchie delle prefetture di Aomori, Iwate, Miyagi e Fukushima. Finora le informazioni giungono solo grazie ai cellulari e in molte zone è impossibile verificare il reale stato di difficoltà della popolazione.
Nelle aree rese accessibili dai soccorsi stanno operando come volontari sacerdoti, seminaristi e laici di diverse diocesi del Giappone. Il 2 aprile scorso i responsabili della diocesi di Sendai hanno aperto un nuovo centro di aiuto nella città di Kamaishi (prefettura di Iwate), che si aggiunge ai centri già attivi nelle città di Sendai, Shiogama e Ishinomaki. Nei prossimi giorni p. Marco Antonio de La Rosa, missionario di Guadalupe in collaborazione con p. José Maria Vianney Uesugi della diocesi di Sapporro apriranno un campo base nella parrocchia di Miyako (Iwate). Da qui i due sacerdoti andranno a portare aiuto nei villaggi di Taro e Yamada, entrambi rasi al suolo dallo Tsunami. Sul posto sono già attivi alcuni seminaristi e religiosi delle diocesi di Fukuoka e Oita.
Intanto, si aggrava la situazione nelle città vicine alla centrale nucleare di Fukushima, dove il problema delle radiazioni si aggiunge ai danni di tsunami e terremoto. Secondo il settimanale cattolico Katorikku Shinbun nelle città di Minami Soma e di Hamarachi, situate a 30 km dalla centrale, a causa della fuga radioattiva, su una popolazione di 70mila abitanti oltre 50mila persone hanno abbandonato le loro case. Nei due centri abitati lo tsunami ha fatto oltre 300 morti e 1100 dispersi e distrutto circa 1800 abitazioni. Takano San, cattolico della parrocchia di Hamarachi, afferma che anche la zona non coperta da divieto è ormai disabitata. Egli sottolinea che alla domenica solo 4 fedeli partecipano alla messa. Prima del sisma erano circa 20. Secondo Takano la popolazione ha paura delle radiazioni e ha perso la fiducia verso autorità e scienziati che non sono più in grado di controllare la situazione.