Nuovo record del greggio, i contraccolpi in Asia
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Continua la corsa del petrolio, oggi venduto in Asia a 144,57 dollari al barile, mentre il pregiato Brent costa 145,75 dollari. In un anno il greggio è raddoppiato, specie per la debolezza del dollaro (scambiato oggi a 1,5891 dollari per un euro, minimo da 2 mesi) , l'enorme consumo in Cinae India, e per il timore di attentati contro gli impianti di produzione in Medio Oriente e in Africa. Si attendono nuovi aumenti, se la Banca centrale europea confermerà oggi l’aumento dei tassi di interesse sui finanziamenti e per la crescente tensione tra Stati Uniti e Iran, nonostante l’assicurazione del ministro iraniano per il Petrolio, Golam Hossein Nozari, che la produzione proseguirà anche in caso di “scontri” con Usa o Israele. A sua volta Washington si dice pronta, in caso di conflitto con Teheran, a proteggere il traffico navale nello Stretto di Hormuz, dove passa il 40% del greggio mondiale. Il presidente russo Dmitry Medvedev prevede che presto il prezzo raggiungerà i 150 dollari.
Immediate le reazioni negative dei mercati finanziari asiatici. A Tokyo l’indice Nikkei è anche oggi in perdita (seppure “solo” dello 0,2%) e segna la più lunga serie negativa da 54 anni. In 11 giorni ha perso l’8,2%, soprattutto – spiega Soichiro Monji, esperto finanziario – per l’aumento del costo del petrolio e per i cali delle vendite nel mercato automobilistico Usa.
Perde anche Hong Kong, dove l’indice Hang Seng scende del 2,3%. In parziale controtendenza la borsa di Shanghai che guadagna circa il 2%, anche se analisti lo attribuiscono a speculazioni dopo le perdite dei mesi scorsi e alla possibilità di prossimi maggiori investimenti pubblici di Taiwan nel mercato azionario cinese.
In crisi soprattutto le compagnie aeree: la Cahay Pacific Airways Ltd, prima compagnia di Hong Kong, prevede per il 2008 perdite per 1,6 miliardi di dollari di Hong Kong (129 milioni di euro), dopo continui profitti dal 1998.
Ma le conseguenze degli aumenti colpiscono soprattutto i molti poveri dell’Asia. Il 1° luglio il Bangladesh ha annunciato aumenti del prezzo del carburante tra il 34% e il 67%, impossibilitato a mantenere prezzi interni fissati quando il greggio costava 60 dollari al barile. Ora il gasolio costa circa 47 centesimi di euro al litro e la benzina circa 42 centesimi: molto per un Paese dove il 40% dei 144 milioni di abitanti vive con meno di un dollaro al giorno.
Il viceministro all’Energia M. Tamim ha lanciato un appello ai Paesi ricchi e a quelli produttori di petrolio per cercare “un accordo con urgenza”, nel timore che nuovi aumenti “fermino qualsiasi sviluppo del Bangladesh”. Nonostante l’aumento, il governo dovrà spendere 100 miliardi di taka (circa 918,7 milioni di euro) per i sussidi al carburante, circa il 40% del budget statale. (PB)