Nuovo Premier libanese: Solo lo Stato può possedere armi
Beirut (AsiaNews/ Agenzie) - "L'unico partito che può possedere armi in Libano è lo Stato. Esso dovrebbe decidere sui problemi della popolazione, questioni sociali, dispute e tutto ciò che riguarda la sicurezza. Qualsiasi altro soggetto armato è privo di legittimità". E' quanto afferma Tamman Salam, nuovo Primo ministro del Libano, nella sua prima intervista rilasciata oggi al network saudita al-Arabiya. Senza fare nomi, il nuovo Premier appare puntare il dito sull'esercito di Hezbollah, il movimento sciita vicino all'Iran, da decenni accusato di gestire uno Stato nello Stato e di facilitare l'intervento straniero in Libano.
Nominato nei giorni scorsi, Salam ha ricevuto il consenso da parte dei vari partiti politici libanesi, compreso Hezbollah. La sua elezione giunge dopo settimane di tensioni fra le varie fazioni politiche iniziate con le dimissioni del governo di Najib Mikati, avvenute alla fine di marzo.
Politico di spicco della fazione sunnita, egli guiderà il Paese fino alle elezioni previste per il prossimo giugno. Nel suo primo discorso al parlamento, il neo-Premier ha annunciato di voler "superare le divisioni politiche del Libano ed evitare uno sconfinamento del conflitto siriano nel Paese". Il primo ministro uscente libanese Mikati ha lottato senza successo per mesi per contenere settarismi, violenze e problemi economici derivanti dal conflitto siriano.
Secondo gli analisti la strada di Salam è in salita. In questi due anni di guerra, il conflitto siriano è di fatto entrato anche nel vicino Libano, che ogni giorno vede passare sul confine migliaia di sfollati. Per l'Onu sono oltre 400mila i siriani che hanno trovato rifugio nel Paese. Per evitare la formazione di basi ribelli o filo Assad, il governo continua a rimandare da mesi la costruzione di campi profughi. Tuttavia, tale comportamento non ha impedito scontri fra i vari gruppi che se dovessero dilagare metterebbero in pericolo la già fragile stabilità del Libano. Dal 2012 la città settentrionale di Tripoli e altri centri situati sul confine sono teatro di sparatorie, pestaggi e disordini fra la minoranza alauita libanese, sostenitrice del presidente Bashar al-Assad, e i musulmani sunniti, che sostengono invece i ribelli del Free Syrian Army. Tali tensioni sono uno spaccato dei macro-conflitti che da decenni affliggono il Paese, fra tutti quello fra i miliziani sciiti di Hezbollah, sostenuti dall'Iran e dal governo siriano, e gli islamisti sunniti, che hanno l'appoggio dei Paesi del Golfo, fra tutti l'Arabia Saudita.