Nuovi impianti e generatori non fermano la crisi energetica
Pechino (AsiaNews/SCMP) Sullo sfondo della crisi energetica mondiale quella cinese assume maggior rilievo e gli sforzi del Governo per contenerla sembrano quasi vani.
"I nuovi impianti da 600 megawatt che entro la fine dell'anno entreranno in funzione e un nuovo generatore da altri 600 megawatt già operativo, non serviranno a limitare la grave crisi energetica che sta affrontando la Cina". La Southeast Electric Power company di Zhejiang, esprime preoccupazione sulla difficoltà di trovare una via d'uscita a quella che si ritiene la crisi più grave degli ultimi 25 anni.
Con l'aumento delle temperature, i deficit energetici stanno colpendo sempre più province (per ora, 24 su 31). Le condizioni peggiori sono quelle delle regioni dello Yangtze e del delta del Pearl River.
La situazione non lascia intravedere spiragli. Lo stesso Governo aspetta un serio peggioramento ma "ora non si può stabilire con precisione quando avverrà", come ha dichiarato Elizabeth Wang Li Shin, direttore esecutivo della Chia Hsin Cement. La grande holding cinese è una delle industrie nel territorio di Zhejiang e Jiangsu, costrette a sospendere la produzione per 2 ore al giorno in modo da far respirare i generatori sovraccarichi.
Interruzioni di 8 ore giornaliere sono le misure imposte alle imprese pubbliche e private ad Hangzhou, mentre le industrie straniere chiuderanno per 3 giorni a settimana. Un grave calo energetico ha costretto la Volkswagen di Shanghai a fermarsi per diversi giorni. Sempre a Shanghai, il Governo ha chiesto a migliaia di compagnie di interrompere la produzione per una settimana al mese a rotazione.
Il problema che continua a rimanere irrisolto è quello dell'incapacità delle centrali energetiche private di tenere il passo con la crescente domanda (in aumento, in media, del 15% l'anno). Le compagnie energetiche hanno cominciato solo l'anno scorso a costruire in modo massiccio impianti che saranno completati come minimo tra 2 anni. In Guangdong, ad esempio, nuove strutture da 10.300 megawatt saranno attive dalla metà del prossimo anno, ma il completamento definitivo dovrà aspettare la fine del 2005.
"Il nodo da sciogliere è il tempo necessario a costruire generatori", ha detto il segretario della Huadian Power International, Zhou Lianqing. La provincia di Shandong, dove si trova la compagnia di Zhou, è una delle 7 non colpite dalla crisi. "Essa, però, non riesce a vender energia alle aree bisognose a causa dell'inadeguatezza della rete di distribuzione.
La crescita economica del Paese, i deficit energetici e il prevedibile aumento della domanda spingono le compagnie energetiche a cercare capitali per finanziare i loro programmi di "espansione". La statale China Power International, sta pianificando un offerta pubblica iniziale sulla borsa di Hong Kong pari a 400 milioni di dollari Usa.
La ripresa economica e la preoccupazione di costruire nuove centrali, potrebbe creare, invece, che risolvere, problemi.
L'espansione delle compagnie energetiche, infatti, minaccia il verificarsi di un fenomeno di sovra-investimento, come ha avvertito già a marzo il presidente della Commissione di Stato per la Regolamentazione dell'Energia, Chai Songyue. Egli ha puntato l'attenzione sulle zone più colpite dai deficit energetici sottolineando che "le autorità locali hanno avviato molti progetti di cui quelli inferiori a 300 megawatt non hanno bisogno dell'approvazione del governo centrale.
Altra conseguenza di questa corsa alla costruzione di centrali porterebbe, secondo Zhang Chi, del dipartimento di energia e sviluppo sostenibile dell'Università di Standford, "ad un surplus di produzione energetica, fra 2 anni. "Quando le nuove centrali in costruzione saranno tutte in attività, le condizioni economiche saranno cambiate, saremo in una fase di ribasso economico", ha aggiunto Zhang. (MA)