Nuove tensioni tra ribelli maoisti e governo
Kathmandu (AsiaNews) – Il Nepal rischia un’escalation militare: mentre l’esercito continua ad arruolare nuove reclute, i ribelli maoisti immagazzinano sempre più armi. È quanto appare da un’ispezione di rappresentanti del Consiglio di sicurezza Onu che lo scorso 23 ottobre hanno visitato il campo maoista di Chulachuli e la caserma di Chauni.
Secondo gli accordi di pace firmati nel 2006, i guerriglieri maoisti dovrebbero essere riassorbiti nella società e soprattutto integrati nell’esercito. Ciò non avviene o avviene molto lentamente, tanto che per il 1° novembre i maoisti hanno programmato nuove proteste contro il governo, accusato di violare i diritti della popolazione.
Karin Landgren, responsabile dell’Onu afferma che “il processo di pace è ancora lungo” a causa “di container pieni di armi e uomini armati” nei campi dei maoisti. Allo stesso tempo, la Landgren fa notare “il continuo reclutamento di forze da parte dell’esercito”.
Nel 2006 dopo dieci anni di lotta armata, i guerriglieri maoisti si sono accordati con i “sette partiti” del vecchio regime per eliminare la monarchia e creare un’Assemblea Costituente. Gli accordi firmati sotto l’egida dell’Onu implicano il disarmo e il reintegro dei guerriglieri nelle file dell’esercito. Nel 2008, guidati dal loro leader Prachanda, i maoisti hanno vinto le elezioni. Ma il presidente Ram Baran Yadav, timoroso del troppo potere dei maoisti, si rifiuta fino ad ora di integrare gli ex ribelli nell’esercito. A causa di ciò, il 4 maggio scorso Prachanda si è dimesso.
A tutt’oggi sono oltre 19mila gli ex guerriglieri che attendono di essere reintegrati all’interno della società.