Nuove proteste nel Guangxi contro la politica del figlio-unico
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Si allarga la protesta nel Guangxi contro la politica del figlio-unico. La popolazione è esasperata e si teme possa dar luogo a manifestazioni violente, ma le autorità insistono che stanno solo applicando la legge.
Il 29 maggio nella città di Yangmei, nell’orientale contea di Rongxian, centinaia di persone hanno circondato gli uffici pubblici per il controllo delle nascite, chiedendo la restituzione delle multe estorte per la violazione della politica del figlio-unico. Poi hanno devastato gli uffici e si sono scontrate con la polizia percuotendo numerosi agenti e dando alle fiamme due auto di servizio.
Lo stesso giorno anche nella vicina città di Lingshan centinaia di persone hanno devastato gli uffici pubblici. Proteste meno gravi sono avvenute in almeno altre 8 città della contea. Ieri la zona è stata presidiata da centinaia di poliziotti.
L’agenzia statale Xinhua ha ammesso le proteste, dicendo che sono state istigate da pochi agitatori non identificati che hanno sparso notizie non vere. Ma un residente di Yangmei spiega al quotidiano South China Morning Post che “è una protesta spontanea”, ispirata dalle recenti proteste di Bobai. “Abbiamo sopportato i loro abusi troppo a lungo. Ora – spiega riferendosi alla rigida applicazione del controllo delle nascite – vogliamo esprimere la nostra ira”.
Sul sito web della prefettura di Yulin, che amministra Rongxian e Bobai, si parla di 7 persone arrestate per avere istigato i disordini. Ding Shan, capo della polizia, definisce corretta e legale l’applicazione locale della politica del figlio-unico ed è comparso in televisione per invitare la popolazione a denunciare “gli agitatori” che fomentano le proteste.
Dagli anni ’80 Pechino consente a ogni coppia di avere un solo figlio, due alle famiglie contadine se il primo è femmina. Questa politica è sempre più criticata anche in ambienti governativi, anche perché causa un rapido invecchiamento della popolazione, una scarsità di mano d’opera e uno squilibrio tra uomini e donne. Dati ufficiali indicano inoltre che essa è rispettata solo dal 35% della popolazione. Nel Guangxi da febbraio il governo ha applicato in modo rigido questa politica, irrogando pesanti multe (fonti locali parlano di decine di migliaia di yuan, pari a molte volte il reddito medio annuo) per ogni figlio non consentito. A chi non ha pagato, la polizia ha devastato la casa portando via ogni cosa di valore e demolendo persino gli infissi. Fonti locali denunciano anche aborti forzati e interventi chirurgici coattivi sulle donne per prevenire la maternità. Due settimane fa in varie città della contea di Bobai migliaia di dimostranti hanno assalito e incendiato gli uffici pubblici, distrutto arredi e veicoli e si sono scontrati con la polizia.