Nuove accuse contro la Cisco di aiutare Pechino ad individuare i dissidenti
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Tre scrittori cinesi detenuti fanno causa alla Cisco System e al suo responsabile per avere aiutato la Cina a identificarli, chiedendo di essere risarciti per il loro ingiusto arresto e i danni subiti.
Du Daobin, Zhou Yuanzhi e Liu Xianbin sono scrittori dissidenti, in carcere per quanto hanno scritto su internet.
La Cisco è accusata di “aiuto e complicità consapevoli nella repressione del governo cinese su internet, fornendo tecnologia e insegnamento per la costruzione e il funzionamento del progetto Scudo d’oro, anche conosciuto come Great Firewall Cinese”, come indicato in una dichiarazione della Laogai Foundation Research, che sostiene questa azione legale presentata il 6 giugno avanti a un tribunale del Maryland (Usa).
“E’ attraverso la tecnologia per la sorveglianza della rete internet fornita dalla Cisco – prosegue la dichiarazione – che il ministro cinese di Pubblica sicurezza ha potuto individuare i ricorrenti, che hanno esercitato il loro diritto di libera espressione”. “Questo ha portato alla loro intimidazione e arresto arbitrario e a torture e abusi fisici, mentali ed emotivi”, come pure ha consentito di identificare e arrestare innumerevoli “dissidenti e seguaci di religioni vietate”.
Harry Wu, direttore della Fondazione, ha detto ieri che “la Cisco è disposta a fare affari con qualsiasi partner finché ne tragga un profitto, anche a spese dei diritti e della libertà della gente”.
Già a maggio membri del movimento religioso Falun Gong, vietato in Cina, hanno presentato un’analoga azione di risarcimento contro la Cisco, sempre per avere collaborato al sistema cinese di sorveglianza su internet che ha portato all’arresto, alla tortura e all’uccisione di numerosi fedeli (AsiaNews 25.5.2011, La Cisco accusata di aiutare Pechino a perseguitare i fedeli Falun Gong). La Cisco ha risposto che le accuse sono “infondate” e che ha soltanto fornito aiuto tecnico a Pechino, ma non ha mai spiegato meglio in cosa sia consistita la sua collaborazione e quali informazioni abbia consentito a Pechino di avere.
Ma Clothilde Le Coz, dirigente di Reporter senza frontiere, dice che la responsabilità della multinazionale è ancora maggiore e diretta, avendo anche istruito la polizia cinese su come adoperare il sistema di censura elaborato insieme. “Quello che è davvero difficile provare – ha spiegato Le Coz in una conferenza stampa – è fino a che punto ci sia un legame diretto tra la Cisco, che insegna, e l’arresto di dissidenti”.
La Cina ha oltre 450 milioni di utilizzatori di internet, la maggior comunità mondiale di internauti. Pechino investe in modo pesante nella censura e per il controllo della rete web, per timore del libero scambio di notizie tramite internet, e il sistema di controllo “Great Firewall” blocca migliaia di siti, tra cui quelli collegati al Falun Gong o al Dalai Lama. Sono pure impedite ricerche su materie sensibili, come il dissidente premio Nobel Liu Xiaobo, il Tibet e, di recente, le Rivoluzioni dei gelsomini.