19/07/2007, 00.00
LIBANO - SIRIA
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Nuove accuse alla Siria: è il vero capo di Fatah al-Islam

Nel giorno in cui l’esercito libanese annuncia la presa del quartier generale dei terroristi a Nahr al-Bared, un esponente del gruppo, catturato, confessa che esso è stato creato e sostenuto da Damasco. Analoghe affermazioni dell’ex vicepresidente siriano Khaddam.
Beirut (AsiaNews) – L’esercito libanese annuncia oggi di aver preso il quartier generale di Fatah al-Islam, nel campo di Nahr al-Bared. La conquista del comando di Fatah al-Islam - che sembra confermare l’attacco finale annunciato dai militari – avviene nello stesso giorno nel quale fonti diverse tornano ad accusare la Siria, e personalmente il capo dell’intelligence - che è il cognato del presidente Assad - di essere “collegato” con il gruppo terroristico, l’azione del quale rientra in un piano per distruggere la fragile democrazia libanese.
 
Ad accusare il generale Assef Shawkat è un esponente del gruppo di Fatah al-Islam, Ahmed Merie, un cittadino libanese arrestato a maggio a Beirut. Nella sua testimonianza, della quale danno notizia sia al-Moustaqbal che al-Sharq al-Awsat, egli sostiene che il gruppo è anche responsabile dell’assassinio, avvenuto il 21 novembre dell’anno scorso, di Pierre Gemayel, leader del movimento maronita della Forze libanesi, ministro dell'Industria ed esponente di spicco della maggioranza antisiariana in Parlamento. Egli avrebbe indicato i quattro uomini responsabili dell’attentato, i nomi dei quali, però, non sono stati resi noti.
 
Secondo la testimonianza di Merie, egli stesso era il collegamento tra il leader di Fatah ak-Islam, Shaker Abssi e il generale Shawkat. Quest’ultimo avrebbe fornito esplosivi, esperti per imparare ad usarli ed un “significativo supporto”, non meglio specificato, alle attività del gruppo. Merie e suo fratello Mohammed, separatamente, hanno infine sostenuto che stavano preparando ulteriori attentati esplosivi, che avevano come obiettivi anche due alberghi di Beirut nei quali risiedono ufficiali dell’Unifil ed altro personale delle Nazioni Unite e di ambasciate.
 
A parlare del legame tra Fatah al-Islam ed i servizi di Damasco è stato anche l’ex vicepresidente siriano Abdel Halim Khaddam, ora fuggito all’estero, secondo il quale, anzi, il gruppo “è stato creato dal servizio militare siriano di informazione”.
 
In una dichiarazione, Khaddam afferma che “esistono prove” dell’implicazione siriana nella crescita delle tensioni libanesi. Egli si chiede “da dove proviene la grande quantità di esplosivi ed armi in possesso di Fatah al-Islam, un arsenale del quale non dispone neppure l’esercito libanese” e che, egli sostiene, “sono state fornite dal regime siriano”. Khaddam sostiene che il generale Shawkat “dirige personalmente” il gruppo terrorista.
Khaddam ricorda, infine, “le minacce lanciate dal presidente siriano Bashar al-Assad£ e dagli altri massimi responsabili di Damasco, che il Libano “esploderà” se “sarà istituito il tribunale internazionale” che dovrebbe giudicare i responsabili dell’assassinio dell’ex premier Rafic Hariri. In proposito, l’inchiesta dell’Onu sull’attentato contro Hariri aveva già evidenziato un possibile ruolo proprio di Asef Shawkat. La possibilità di un coinvolgimento del cognato di Assad, e quindi dello stesso presidente siriano sarebbe all’origine della lotta che Damasco conduce contro l’istituzione prima e la messa in opera ora del tribunale internazionale.
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