Nuova manifestazione pro- Moussavi a Teheran
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Una nuova manifestazione e una giornata di lutto sono stati lanciati da Mir Hossein Moussavi per oggi, mentre si moltiplicano gli arresti di intellettuali e giornalisti favorevoli al suo campo. Ieri pomeriggio si sono tenute a quasi un’ora di distanza l’una dall’altra due manifestazioni distinte, una a favore di Ahmadinejad, un’altra a favore di Moussavi. Quest’ultimo contesta la vittoria alle elezioni presidenziali di Ahmadinejad e ha ottenuto una riconta dei voti “in alcune aree” del Paese con l’assenso dell’autorità suprema Alì Khamenei e del Consiglio dei Guardiani. Ma quest’oggi Moussavi ha detto che una ri-conta limitata non serve e che si deve procedere a nuove elezioni. Secondo rivelazioni sfuggite al ministero degli Interni, Moussavi avrebbe ricevuto il 44% dei voti; il 33% è andato a Mehdi Kharroubi e solo il 13% ad Ahmadinejad. Secondo i dati ufficiali pubblicati il 13 giugno scorso, Ahmadinejad avrebbe vinto con il 63% e Moussavi avrebbe avuto solo il 34%.
Nella più imponente manifestazione popolare di dissenso dalla rivoluzione islamica del ’79, le autorità accusano i dimostranti di essere manipolati dall’estero. Manifestazioni di registrano anche a Isfahan, Shiraz e Mashad.
Sebbene vi sia un divieto a manifestare, i sostenitori del candidato apparentemente sconfitto hanno deciso oggi alle 17 di tenere una manifestazione nella piazza Haft-e-Tir, una delle principali della capitale. Moussavi stesso ha fatto sapere di tenerci a che tutti si radunino in moschea o per le strade per “consolare le famiglie dei martiri e dei feriti negli ultimi avvenimenti”. Alla manifestazione del 15 giugno scorso, alcuni sconosciuti hanno sparato alla folla uccidendo almeno 7 persone. Alcuni dormitori delle università sono stati attaccati nottetempo da volontari della Guardia rivoluzionaria, provocando distruzioni e feriti.
I manifestanti a favore di Moussavi non sono solo dei riformisti, o dei nemici politici di Ahmadinejad. Essi fanno parte anche di un mondo religioso che è stanco della corruzione che domina nella classe dirigente degli ayatollah. Un giovane iraniano ha spiegato ad AsiaNews che “il colore verde da essi scelto vuol dire un ritorno alla purezza dell’Islam”. Questo spiega perché fra gli slogan più usati vi è “Ahmadinejad deve andarsene” e “Allah akhbar, Dio è grande”
Intanto il regime non smette di arrestare politici, consiglieri e giornalisti riformatori che sostengono Moussavi. Il sociologo Hamid Reza Jalaipur e l’economista e giornalista Said Laylaz sono stati arrestati. Jahanbakhsh Khanjani, ex portavoce del ministero degli Interni, insieme ai giornalisti Abdolreza Tajik, Mahsa Amrabadi e Shiva Nazarahari sono stati interrogati. Tutti questi sono sospettati di aver innescato “i disordini”.
Le autorità hanno la mano pensate anche verso i media stranieri, accusati di essere i “portavoce” dei “rivoltosi”. Da due giorni ai corrispondenti esteri è proibito coprire le “manifestazioni illegali” o ogni evento che non si trovi nel programma del ministero della Cultura. Alcuni giornalisti stranieri sono stati mandati via dal Paese. Nonostante ciò molti corrispondenti riescono a sfuggire al controllo. Allo stesso modo, mentre vi sono disturbi alle emissioni televisive e radio, blocco dei telefoni satellitari e di siti internet, i manifestanti riescono a tenersi in collegamento con sms e molti video amatoriali vengono diffusi via YouTube.