Nuova amnistia in Myanmar: liberi 500 detenuti, decine i prigionieri politici
Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Il governo birmano ha emesso ieri un provvedimento di amnistia per oltre 500 prigionieri, tra i quali anche decine di detenuti politici - circa 80 secondo alcune fonti - sebbene i loro nomi non siano ancora stati resi pubblici. Il decreto presidenziale giunge in concomitanza con la visita di Aung San Suu kyi negli Stati Uniti (cfr. AsiaNews 17/09/2012 Aung San Suu Kyi negli Usa: in agenda riforme, sanzioni e il dramma Rohingya) e a poche settimane dal viaggio di Thein Sein a New York, previsto per il 24 settembre, per partecipare (prima volta in assoluto) in qualità di capo di Stato all'assemblea generale delle Nazioni Unite. Secondo gli esperti si tratta di una mossa che potrebbe rafforzare i legami fra Naypyidaw e Washington - a New York è previsto un incontro fra alti funzionari Usa e il presidente birmano - anche se permangono voci critiche circa la "sincerità" delle intenzioni della leadership birmana.
La notizia del provvedimento di amnistia è stata diffusa ieri dalla televisione di Stato, che non ha però chiarito l'identità dei reclusi e i reati per i quali erano stati in precedenza condannati. Due gruppi attivisti parlano di almeno 80 detenuti politici rilasciati, anche se - in via ufficiale - nel Paese non esiste la categoria dei "prigionieri di coscienza". Altre fonti riferiscono che il numero potrebbe essere persino maggiore.
Ba Myo Thein, del movimento Freedom of Political Prisoners, afferma che i dissidenti che beneficiano dell'amnistia sono 84, fra cui alcuni monaci buddisti. Ko Ko Gyi, ex detenuto e leader del gruppo studentesco Generazione 88, si aspetta il rilascio di "almeno 100" prigionieri politici. Tate Naing, segretario di AAPP, associazione che si batte per i diritti dei detenuti per reati di opinione in Myanmar, accoglie con favore il provvedimento ma avverte: "Se è legato al viaggio [di Thein Sein] negli Stati Uniti non è una buona ragione".
Fra le voci critiche vi è anche quella di Phil Robertson, vice-direttore per l'Asia di Human Rights Watch (Hrw), secondo cui sebbene "in linea di principio" la nuova amnistia "è benvenuta", va verificata "la lista" per capire quanti prigionieri politici beneficeranno del provvedimento. Egli ricorda la "mancanza di trasparenza" del governo birmano sui nomi e il numero di detenuti per reati di opinione. Intanto l'associazione umanitaria rinnova l'appello alla leadership del Paese, perché liberi tutti i prigionieri politici ancora oggi in carcere, tra i 300 e i 500 secondo le ultime stime.
Intanto a Washington il Dipartimento di Stato americano ha reagito con cautela alla notizia del nuovo provvedimento di amnistia decretato da Thein Sein, l'ultimo di una serie di misure adottate dal capo di Stato nel tentativo di riformare il Myanmar a livello economico, politico e sociale. Il governo Usa continuerà a seguire da vicino l'evoluzione degli eventi per capire se vi saranno conferme alla liberazione dei detenuti, un passo forse decisivo per la rimozione totale delle sanzioni statunitensi alla ex Birmania.