Nunzio in Russia: il Natale della crisi sia occasione per ritrovare l’orientamento verso l'eternità
di Marta Allevato
Mons. Ivan Jurkovič, racconta ad AsiaNews il suo primo anno di ministero a Mosca. La testimonianza della piccola comunità cattolica russa aiuta a introdurre la società russa nel'atmosfera della festa natalizia. I buoni rapporti con la Chiesa ortodossa, aiutano a proclamare l'importanza del principio religioso per la salvaguardia della persona e della famiglia.
Mosca (AsiaNews) – Il Natale della crisi globale come occasione per “comprendere che si può essere felici anche in un contesto di prove esterne”, come momento che, eliminate le spinte consumiste del passato, “può risvegliare il senso di corresponsabilità che i cristiani hanno in particolare verso i più provati”. A parlare è il nunzio apostolico nella Federazione russa, mons. Ivan Jurkovič, che in un’intervista ad AsiaNews racconta il suo primo anno di ministero in Russia, la “piacevole sorpresa” di vedere una comunità cattolica сhe vive in un’atmosfera positiva e l’emergere di una forte religiosità nella società russa, che sta vivendo una fase di “sviluppo e maturazione”.
Questo è il suo primo Natale da Nunzio in Russia, che significato ha per Lei? C’è un significato particolare quest’anno nel Natale per i cattolici in Russia?
In realtà, anche se questo è il mio primo Natale da nunzio, la Russia e i Paesi slavi sono da tempo un po’ casa mia, e la ricchezza e bellezza della tradizione della Chiesa d’Oriente, che inevitabilmente si riverbera anche sulla comunità cattolica, mi fa compagnia da anni. Ma il Natale è soprattutto la festa della speranza e il momento del rinnovamento della propria vocazione cristiana. Non so se i cattolici in Russia trovino qualche aspetto particolare nelle celebrazioni di questo Natale, ma certamente la piccola comunità cattolica locale si trova a testimoniare in maniera sempre crescente la grande tradizione latina della festa, e a introdurre in qualche modo la società russa nell’atmosfera natalizia che raggiunge il suo culmine tredici giorni dopo – secondo il calendario liturgico giuliano – nelle celebrazioni ortodosse.
È anche il Natale della grande crisi finanziaria, che messaggio di speranza può offrire questa festività cristiana per le numerose persone in difficoltà?
Il Natale è la festa della semplicità, della familiarità, delle piccole gioie che sono radicate nella bellezza della vita interiore. Alla sua radice c`è un episodio che dal punto di vista umano è un collage di eventi poco favorevoli, di precarietà. Eppure in queste condizioni è “venuta la gioia al mondo”. Forse questo Natale ci può aiutare a comprendere che le prove esterne possono essere una spinta a ritrovare l’orientamento verso le mete eterne, a comprendere meglio quello che succede nella quotidianità e ad aprire gli occhi per scorgere il prossimo e i suoi bisogni, ed assisterlo come esige la solidarietà cristiana. Negli anni di relativo benessere il periodo natalizio rischiava di qualificarsi come un periodo di spese, talvolta sconsiderate, che diventavano in molti casi una specie di surrogato della vera Festa. Forse le difficoltà che stiamo affrontando possono essere provvidenziali per risvegliare il senso di corresponsabilità che come cristiani abbiamo verso tutti, in particolare verso i più provati.
Quali sono stati gli eventi che ricorda di più del suo ministero in Russia in questo primo anno in veste di nunzio?
Forse le celebrazioni del centenario di alcune chiese cattoliche (la cattedrale di Mosca, la chiesa di Krasnojarsk). Queste feste testimoniano la libertà che avevano riacquistato le nostre comunità all’inizio del XX secolo e che rivive in questo primo decennio del XXI secolo. Mi sembra che quest’atmosfera positiva in cui vivono i cattolici nella Russia odierna sia forse la sorpresa più grande e più piacevole che ho trovato all’inizio del mio servizio a Mosca.
Come procedono i rapporti con la Chiesa ortodossa. Quali sono gli appuntamenti per il prossimo anno nel quadro del dialogo ecumenico?
I rapporti con l’Ortodossia si svolgono in un clima di serenità e di collaborazione fraterna. Gli incontri tra i rappresentanti tra le due Chiese sono veramente numerosi e ad alto livello. Ma non si tratta solo di contatti ad alto livello: ogni tipo di iniziativa ha la sua importanza e esistono moltissime possibilità di promuovere legami di amicizia e di collaborazione. Pochi giorni fa si è concluso a Mosca un importante convegno sulla persecuzioni contro i cristiani, che ha radunato un notevole gruppo di rappresentanti di confessioni cristiane e religioni da tutto il mondo e ha visto un notevole spirito di solidarietà e unità nel proclamare l’importanza del principio religioso per la salvaguardia della persona e del futuro stesso dell’umanità. Un altro tema “ecumenico” è la famiglia, a cui stiamo preparandoci in vista dell’appuntamento mondiale della prossima estate, e nei confronti del quale troviamo grande sensibilità nella Chiesa ortodossa. Vi saranno certamente numerosi incontri con vari dicasteri romani, che ormai sono diventati di prammatica, come pure iniziative di natura accademica e culturale.
Come sono i rapporti con lo Stato russo?
Anzitutto vorrei sottolineare l’importanza dell’elevazione delle relazioni tra la Santa Sede e la Federazione Russa al massimo rango diplomatico, avvenuta nel 2009. Si tratta di un evento di una particolare importanza storica. Basti pensare che dopo il 1806 le relazioni tra la Santa Sede e la Russia, nonostante vari periodi di collaborazione relativamente attiva, sono sempre state turbate dall’assenza di pieno carattere diplomatico nei rapporti bilaterali. Negli ultimi anni le comuni posizioni della Santa Sede e della Federazione Russa in vari fori internazionali hanno anche portato qualche frutto positivo, in maniera speciale nella difesa e la promozione dei valori tradizionali cristiani nella società contemporanea. Vi sono poi anche molti punti in comune nella ricerca della promozione della pace e della giustizia sociale nel mondo.
La vicenda delle suore di Madre Teresa ha creato tensioni? Come si sta cercando di risolvere il caso?
Sia l’Arcivescovo sia la Nunziatura stanno impegnandosi per trovare una soluzione a questa triste situazione e garantire alle religiose la possibilità di continuare il loro generoso servizio a derelitti ed emarginati. Siamo fiduciosi che le autorità competenti comprendano l’importanza della loro presenza per la città di Mosca e trovino una degna soluzione al problema.
Cosa ne pensa delle recenti manifestazioni pubbliche. Come potrebbe contribuire la religione alla soluzione di queste difficoltà?
Come ogni società, anche quella russa è in continuo sviluppo e maturazione storica. Questi processi coinvolgono tutte le forze vive della società, ed è sintomatico che emerga una forte religiosità (si pensi ai 3 milioni di persone che recentemente hanno venerato, in varie città della Russia, una reliquia mariana portata dal Monte Athos, restando per ore al gelo), una forte spinta alla verità e responsabilità personale. La religione ha certamente un compito privilegiato nell’educazione della persona, nel contribuire a un dialogo costruttivo che è fondamento di ogni convivenza pacifica e garanzia della promozione della persona umana in tutte le sue dimensioni. Anche in Russia è stato ripreso da più parti il discorso di papa Benedetto XVI al Parlamento tedesco. E il medesimo appello ci rivolge l’Avvento, che ci invita ad attendere Cristo “sole di giustizia” e “luce della conoscenza”, come dice una bellissima espressione della liturgia bizantina.
Questo è il suo primo Natale da Nunzio in Russia, che significato ha per Lei? C’è un significato particolare quest’anno nel Natale per i cattolici in Russia?
In realtà, anche se questo è il mio primo Natale da nunzio, la Russia e i Paesi slavi sono da tempo un po’ casa mia, e la ricchezza e bellezza della tradizione della Chiesa d’Oriente, che inevitabilmente si riverbera anche sulla comunità cattolica, mi fa compagnia da anni. Ma il Natale è soprattutto la festa della speranza e il momento del rinnovamento della propria vocazione cristiana. Non so se i cattolici in Russia trovino qualche aspetto particolare nelle celebrazioni di questo Natale, ma certamente la piccola comunità cattolica locale si trova a testimoniare in maniera sempre crescente la grande tradizione latina della festa, e a introdurre in qualche modo la società russa nell’atmosfera natalizia che raggiunge il suo culmine tredici giorni dopo – secondo il calendario liturgico giuliano – nelle celebrazioni ortodosse.
È anche il Natale della grande crisi finanziaria, che messaggio di speranza può offrire questa festività cristiana per le numerose persone in difficoltà?
Il Natale è la festa della semplicità, della familiarità, delle piccole gioie che sono radicate nella bellezza della vita interiore. Alla sua radice c`è un episodio che dal punto di vista umano è un collage di eventi poco favorevoli, di precarietà. Eppure in queste condizioni è “venuta la gioia al mondo”. Forse questo Natale ci può aiutare a comprendere che le prove esterne possono essere una spinta a ritrovare l’orientamento verso le mete eterne, a comprendere meglio quello che succede nella quotidianità e ad aprire gli occhi per scorgere il prossimo e i suoi bisogni, ed assisterlo come esige la solidarietà cristiana. Negli anni di relativo benessere il periodo natalizio rischiava di qualificarsi come un periodo di spese, talvolta sconsiderate, che diventavano in molti casi una specie di surrogato della vera Festa. Forse le difficoltà che stiamo affrontando possono essere provvidenziali per risvegliare il senso di corresponsabilità che come cristiani abbiamo verso tutti, in particolare verso i più provati.
Quali sono stati gli eventi che ricorda di più del suo ministero in Russia in questo primo anno in veste di nunzio?
Forse le celebrazioni del centenario di alcune chiese cattoliche (la cattedrale di Mosca, la chiesa di Krasnojarsk). Queste feste testimoniano la libertà che avevano riacquistato le nostre comunità all’inizio del XX secolo e che rivive in questo primo decennio del XXI secolo. Mi sembra che quest’atmosfera positiva in cui vivono i cattolici nella Russia odierna sia forse la sorpresa più grande e più piacevole che ho trovato all’inizio del mio servizio a Mosca.
Come procedono i rapporti con la Chiesa ortodossa. Quali sono gli appuntamenti per il prossimo anno nel quadro del dialogo ecumenico?
I rapporti con l’Ortodossia si svolgono in un clima di serenità e di collaborazione fraterna. Gli incontri tra i rappresentanti tra le due Chiese sono veramente numerosi e ad alto livello. Ma non si tratta solo di contatti ad alto livello: ogni tipo di iniziativa ha la sua importanza e esistono moltissime possibilità di promuovere legami di amicizia e di collaborazione. Pochi giorni fa si è concluso a Mosca un importante convegno sulla persecuzioni contro i cristiani, che ha radunato un notevole gruppo di rappresentanti di confessioni cristiane e religioni da tutto il mondo e ha visto un notevole spirito di solidarietà e unità nel proclamare l’importanza del principio religioso per la salvaguardia della persona e del futuro stesso dell’umanità. Un altro tema “ecumenico” è la famiglia, a cui stiamo preparandoci in vista dell’appuntamento mondiale della prossima estate, e nei confronti del quale troviamo grande sensibilità nella Chiesa ortodossa. Vi saranno certamente numerosi incontri con vari dicasteri romani, che ormai sono diventati di prammatica, come pure iniziative di natura accademica e culturale.
Come sono i rapporti con lo Stato russo?
Anzitutto vorrei sottolineare l’importanza dell’elevazione delle relazioni tra la Santa Sede e la Federazione Russa al massimo rango diplomatico, avvenuta nel 2009. Si tratta di un evento di una particolare importanza storica. Basti pensare che dopo il 1806 le relazioni tra la Santa Sede e la Russia, nonostante vari periodi di collaborazione relativamente attiva, sono sempre state turbate dall’assenza di pieno carattere diplomatico nei rapporti bilaterali. Negli ultimi anni le comuni posizioni della Santa Sede e della Federazione Russa in vari fori internazionali hanno anche portato qualche frutto positivo, in maniera speciale nella difesa e la promozione dei valori tradizionali cristiani nella società contemporanea. Vi sono poi anche molti punti in comune nella ricerca della promozione della pace e della giustizia sociale nel mondo.
La vicenda delle suore di Madre Teresa ha creato tensioni? Come si sta cercando di risolvere il caso?
Sia l’Arcivescovo sia la Nunziatura stanno impegnandosi per trovare una soluzione a questa triste situazione e garantire alle religiose la possibilità di continuare il loro generoso servizio a derelitti ed emarginati. Siamo fiduciosi che le autorità competenti comprendano l’importanza della loro presenza per la città di Mosca e trovino una degna soluzione al problema.
Cosa ne pensa delle recenti manifestazioni pubbliche. Come potrebbe contribuire la religione alla soluzione di queste difficoltà?
Come ogni società, anche quella russa è in continuo sviluppo e maturazione storica. Questi processi coinvolgono tutte le forze vive della società, ed è sintomatico che emerga una forte religiosità (si pensi ai 3 milioni di persone che recentemente hanno venerato, in varie città della Russia, una reliquia mariana portata dal Monte Athos, restando per ore al gelo), una forte spinta alla verità e responsabilità personale. La religione ha certamente un compito privilegiato nell’educazione della persona, nel contribuire a un dialogo costruttivo che è fondamento di ogni convivenza pacifica e garanzia della promozione della persona umana in tutte le sue dimensioni. Anche in Russia è stato ripreso da più parti il discorso di papa Benedetto XVI al Parlamento tedesco. E il medesimo appello ci rivolge l’Avvento, che ci invita ad attendere Cristo “sole di giustizia” e “luce della conoscenza”, come dice una bellissima espressione della liturgia bizantina.
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