Nunzio in Israele: Tutti speriamo che il tunnel della violenza finisca
Oltre 2 mila persone hanno partecipato alla messa per la pace a Nazareth. La vicinanza del papa sottolineata da mons. Sabbah, che invita Israele a percorrere una "nuova via della pace".
Gerusalemme (AsiaNews) La messa per la pace, voluta da Benedetto XVI in Libano e in Israele, a Nazareth, è stata "piena di fede e di sapore ecumenico". Lo ha dichiarato ad AsiaNews il delegato apostolico di Israele e Palestina, mons. Antonio Franco. Raggiunto per telefono, mons. Franco ha spiegato che la celebrazione tenutasi ieri nella basilica dell'Annunciazione a Nazareth, ha radunato oltre 2 mila persone. Hanno concelebrato tutti i vescovi della Terra Santa. Ad assistere, insieme a rappresentanti anglicani, ortodossi, copti, vi erano anche personalità musulmane e un rappresentante del Ministero israeliano degli interni.
"In tutti ha ricordato mons. Franco - c'era ancora il ricordo dei bambini uccisi durante i bombardamenti delle scorse settimane, proprio a Nazareth. Ma c'era anche un'atmosfera di gioia perché la messa è coincisa con l'inizio del cessate-il-fuoco. Tutti sperano che sia l'inizio della fine di questo tunnel di violenze".
Durante la messa, celebrata in lingua araba e presieduta dal patriarca di Gerusalemme Michel Sabbah, il delegato apostolico ha sottolineato la vicinanza del papa a tutte le vittime del conflitto. "Durante tutto il mese di conflitto ha detto mons. Franco ad AsiaNews il papa non ha mai smesso di invitare alla pace, facendo almeno 2 interventi ogni settimana per sollecitare la comunità internazionale a lavorare per la pace".
Nell'omelia tenuta da mons. Sabbah, il patriarca ha ricordato la "voce sincera, ostinata, forte, chiara, senza equivoci" del pontefice che richiamava a riconoscere il diritto di tutti: dei libanesi alla sovranità e integrità del paese; degli israeliani alla sicurezza; dei palestinesi a una patria libera e sovrana".
"In questi giorni ha continuato mons. Sabbah la guerra ci ha toccato in modo diretto nelle nostre famiglie, nelle nostre case e conventi". "Di fronte alla morte e alle distruzioni, noi arabi israeliani, qui in Israele, diciamo: Israeliani, noi desideriamo per voi la sicurezza e la tranquillità Noi vi amiamo dell'amore con cui Dio vi ama, ma vi diciamo che la distruzione e la morte causata a Gaza e in Libano non è la via della pace Voi fate le guerre dite e il mondo lo dice con voi che voi avete il diritto di difendervi. Ma invece di difendervi, voi vi esponete a ancor più ostilità e insicurezza. La vostra vera vittoria è questa: mettere fine all'occupazione che imponete al popolo palestinese Le vie prese finora no conducevano alla pace. Occorre prendere ormai delle nuove vie per giungere alla pace e alla sicurezza per voi e per tutta la regione".