20/02/2005, 00.00
israele - vaticano
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Nunzio e patriarca latino: solidarietà del Papa per i cristiani vittime delle violenze druse

Il Nunzio chiede perdono e riconciliazione, ma anche il pagamento dei danni allo stato d'Israele, che non ha impedito il massacro, definito un "pogrom" dagli stessi israeliani.P. Elias Chakkour: "C'è posto per i cristiani in Israele?".

Maghar (AsiaNews) - Si è svolta oggi nel villaggio di Maghar (Galilea occidentale) una messa di solidarietà verso la comunità cristiana del luogo, che la settimana scorsa è stata vittima di un vero e proprio "pogrom" con violenze, pestaggi, incendi, spari, distruzioni da parte di alcuni gruppi drusi. Almeno  2 mila cristiani sono fuggiti dalle loro case nel tentativo di salvarsi. La polizia israeliana non è intervenuta per almeno tre giorni dall'inizio delle violenze.

Alla messa di oggi ha partecipato il Nunzio Apostolico d'Israele, mons. Pietro Sambi, il patriarca latino Michel Sabbah, vescovi maroniti, melchiti e rappresentanti delle varie confessioni cristiane. Il parroco di Maghar, p. Abud Maher non ha voluto radunare folle immense. "Avremmo voluto arrivare qui in decine di migliaia da tutto Israele per mostrare la nostra solidarietà", ha detto uno dei sacerdoti presenti alla messa. Oltre ai 4 mila fedeli locali, hanno partecipato anche rappresentanti cristiani da tutti i villaggi di Israele.

Mons. Sambi ha portato ai fedeli "la solidarietà, la preghiera e la Benedizione Apostolica del Santo Padre Giovanni Paolo II". Nel suo discorso egli ha ricordato che le stesse autorità israeliane hanno definito come un "pogrom" e una nuova "Kristallnacht" le violenze subite in questi giorni dai cristiani di Maghar [La Kristallnacht è l'inizio della sistematica distruzione degli ebrei in Germania, cominciata la notte del 9 novembre 1938: in poche ore, milgiaia di sinagoghe, case e negozi degli ebrei vennero distrutte in tutto il paese – ndr].

Il pp. Maher, parroco della chiesa, dedicata a san Giorgio, ha stilato per AsiaNews la lista dei danni: "7 feriti, di cui 2 da arma da fuoco; 70 negozi e abitazioni cristiane saccheggiati e bruciati. La chiesa di san Giorgio, presa a sassate, ha danni sulla facciata e ha tutte le vetrate rotte. Su 4 mila cristiani che abitano a Maghar, 2 mila hanno lasciato le loro case fuggendo nei paesi vicini; 150 automobili sono state date alle fiamme".

Nel suo discorso (che pubblichiamo altrove in versione integrale) il nunzio apostolico ha detto che la solidarietà verso i cristiani di Maghar deve avvenire seguendo 3 direzioni: anzitutto il perdono e la riconciliazione con la comunità drusa; in secondo luogo il ritorno dei fuggitivi e degli sfollati ai loro villaggi, nella sicurezza e senza pericoli; infine il pagamento dei danni alle famiglie colpite, che ammonta a decine di milioni di shekel (milioni di euro).

Secondo alcuni sacerdoti presenti all'incontro, al pagamento dei danni parteciperanno anche le famiglie cristiane e druse di Maghar. Mentre da parte dei notabili drusi c'è sgomento, vergogna e silenzio, tutti sono d'accordo che la parte più grossa deve venire dal governo: "Israele ha il dovere più grande – dice uno di loro - perché l'accusa fondamentale è verso la polizia israeliana che non è intervenuta fino a che le case non sono andate a fuoco".

Varie personalità si domandano se c'è posto per i cristiani in Israele. P. Elias Chakkour, 65 anni, è presidente di un'organizzazione che provvede la scuola dall'asilo all'università a 4500 studenti di tutte le estrazioni: cristiani, musulmani, drusi, ebrei. "Il pogrom – dice ad AsiaNews - è avvenuto in uno stato che si pretende democratico, che pretende di proteggere tutti i suoi cittadini. Questo fa sorgere delle domande gravi, a cui lo stato d'Israele deve rispondere con urgenza: le minoranze che non sono armate, che vivono all'interno di questo stato, hanno il diritto di esistere o devono essere sempre oppresse e perseguitate?"

"Quel che io mi attendo da Israele – ha aggiunto p. Chakkour - è che esso dimostri al mondo intero che i cristiani non sono degli stranieri in questo paese, ma hanno il loro posto e i loro diritti; che non hanno bisogno di armarsi per avere giustizia e proteggersi. E' assolutamente urgente che la vita qui non si trasformi in una legge della giungla, dove il più forte è colui che ha ragione".
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