Nunzio a Damasco: I morti delle armi chimiche e la preghiera del Papa spingono a un radicale cambiamento in Siria
Damasco (AsiaNews) - "I morti per le armi chimiche" e "la preghiera di papa Francesco" spingono a "un giro di boa", a "un cambiamento radicale" nella tragedia siriana. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, commentando la pubblicazione del rapporto Onu che conferma l'uso di armi chimiche nella guerra che da oltre due anni insanguina il suolo siriano.
Il rapporto degli esperti viene a circa 4 settimane dall'attacco a Ghouta, alla periferia di Damasco, voluto dalla comunità internazionale, che accusava Bashar Assad di aver usato armi chimiche contro il suo popolo, facendo centinaia, se non migliaia di morti, fra cui molti bambini.
Ieri sera il segretario generale Onu Ban Ki-moon ha presentato il rapporto stilato da esperti ed ispettori, concludendo che "armi chimiche sono state usate in relativa larga scala nell'area di Ghouta, vicino a Damasco [il 21 agosto]. L'attacco ha causato numerose vittime, in particolare fra i civili". Ban ha detto che l'85% dei campioni di sangue esaminati è positivo al sarin. "Questo - ha concluso Ban - è il più significativo uso di armi chimiche contro i civili dai tempi di Saddam Hussein, che li usò nel 1988 ad Halabia".
Il rapporto non dice chi è il responsabile dell'attacco, perché non era il suo compito. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno subito dichiarato che "i dettagli tecnici" citati nel rapporto e la scala dell'attacco porta "senza alcun dubbio" alla conclusione che le armi chimiche sono state usate dal regime di Assad.
La Russia, alleata della Siria, attraverso il suo inviato all'Onu, Vitaly Churkin, rifiuta tale conclusione e mette in chiaro che "le denunce secondo cui è stata l'opposizione a usare le armi chimiche non si possono mettere da parte con facilità". Churkin fa anche notare che fra i morti per armi chimiche non vi sono ribelli. Anche il regime siriano si dichiara innocente e accusa l'opposizione armata.
Davanti a questo scarico reciproco di responsabilità, mons. Zenari sottolinea: "La tragedia che è successa il 21 agosto scorso deve segnare il giro di boa. Essa è un campanello di allarme che indica l'abisso in cui stiamo scivolando. Occorre che tutti facciamo un giro di 180 gradi e cambiamo atteggiamento. Se quei morti innocenti, quei bambini gasati, ci ottengono questo cambiamento, il loro morire non è stato inutile. Questi morti innocenti devono costringerci a un cambiamento".
Il nunzio apprezza molto che dalla tragedia di Ghouta si sia giunti all'accordo Usa-Russia per la consegna e la distruzione delle armi chimiche possedute da Damasco. Egli attribuisce tutto questo ai "morti innocenti" e alla "preghiera del papa" che nell'imminenza della minaccia di un intervento armato contro la Siria - che avrebbe portato a una guerra regionale e forse mondiale - ha proposto la veglia di preghiera lo scorso 7 settembre.
"Abbiamo ottenuto - egli dice - più di quanto abbiamo domandato. Sono avvenuti due miracoli: il primo è che si è sventato per ora l'intervento militare armato; il secondo miracolo è aver imboccato la strada per la distruzione delle armi chimiche, che erano una minaccia pericolosissima. Il Signore ci ha concesso molto di più di quanto abbiamo richiesto".
"Tutto questo - aggiunge - ci dà un grande sollievo, ma non è tempo di addormentarci: occorre continuare a pregare perché si affretti una soluzione politica al conflitto".