Non solo i maoisti, anche il governo di re Gyanendra compera armi dalla Cina
I maoisti hanno un equipaggiamento militare all'avanguardia. Per pagare le armi, commerciano marijuana e animali esotici e praticano estorsioni.
Kathmandu (AsiaNews) - Fra il 2005 ed i primi mesi del 2006 la Cina ha venduto qualcosa come 25mila fucili e 18mila granate al governo dittatoriale del Nepal di re Gyanendra. Lo rende noto Amnesty International (Ai) nel rapporto pubblicato l'11 giugno scorso. La Cina vi si legge - è uno dei più pericolosi ed irresponsabili esportatori di materiale bellico e ogni anno vende un miliardo di armi a Paesi come il Sudan, il Nepal o il Myanmar.
Sushil Sashank, un analista socio-politico, dichiara ad AsiaNews si dice sicuro che la Cina non ha venduto armi solo al governo nepalese, ma anche ai ribelli maoisti. "L'insurrezione maoista - spiega - è iniziata nel 1996, e il loro gruppo armato ha avuto a disposizione armamenti sofisticati, come postazioni anti-aeree. Queste armi non sono prodotte in Nepal. È ovvio che potrebbero anche venire dall'India, ma la verità è che sono importate dalla Cina. I cinesi ed il governo di Pechino sono da sempre i migliori commercianti, in tutti i campi, il loro primo obiettivo è il guadagno".
Sashank aggiunge che i maoisti gestiscono un redditizio traffico illegale che va dall'estorsione al traffico di marijuana e di animali. "Hanno quindi a disposizione molti fondi per le armi", continua.
"La Cina in modo ufficiale considera i maoisti come terroristi che infangano il nome di Mao", aggiunge ad AsiaNews Pramod Bihari Singh, presidente della Associazione per l'amicizia indo-nepalese (Infa). "La verità però è che la Cina sostiene i ribelli, anche perché sa che sono una forza che si può influenzare politicamente. Se analizziamo le dichiarazioni dei maoisti ne abbiamo la prova: i ribelli accusano l'India di espansionismo e gli Usa di imperialismo, nonostante proprio questi due Paesi abbiano esercitato un ruolo fondamentale per il ritorno della democrazia nel Nepal. Al contrario, non condannano mai la Cina, nonostante abbia sostenuto in modo evidente il regime di re Gyanendra".