Non solo Chen Guangcheng: la persecuzione comunista colpisce tutti i dissidenti
Shanghai (AsiaNews/Chrd) - Due mesi prima della drammatica fuga di Chen Guangcheng dagli arresti domiciliari a cui era costretto nella provincia dello Shandong, le autorità comuniste di Shanghai hanno imposto la stessa pena all'attivista Feng Zhenghu. Feng, 57 anni, è considerato un eroe tra coloro che da Shanghai partono per Pechino per presentare le proprie petizioni di protesta contro gli abusi dei governi locali.
La sua storia è uscita dai confini cinesi nel febbraio 2010, quando ha cercato per tre mesi consecutivi di partire dall'aeroporto internazionale di Narita, in Giappone, per tornare a casa: ogni suo tentativo è stato bloccato dalle autorità cinesi. Una volta rientrato a Shanghai, il governo lo ha costretto a subire pressioni e minacce dalla polizia: è stato interrogato diverse volte, costretto alla detenzione "soft" [una forma di controllo totale, ma domestico, imposto dagli agenti agli attivisti], portato via con la forza e diverse volte forzato a "fare un viaggio" con la polizia.
Dal 27 febbraio scorso, più di 12 agenti in borghese hanno iniziato a piantonare la sua abitazione impedendo a Feng di uscire, persino per andare a fare la spesa. La polizia ha impedito anche agli amici, ai parenti e ai sostenitori del dissidente di andarlo a trovare. Una volta gli agenti lo hanno picchiato perché aveva cercato di passare la porta di casa: il pestaggio ha provocato a Feng danni alle gambe e alla schiena, ma la polizia non gli ha permesso di andare in ospedale per farsi visitare.
Le autorità gli hanno staccato il telefono, confiscato il cellulare e bloccato la connessione a Internet. Infine, hanno molestato e intimidito gli altri attivisti che cercavano di portare cibo e conforto all'uomo. Renée Xia, direttore del Chinese Human Rights Defender, spiega: "Gli arresti domiciliari illegali di Feng, simili al trattamento imposto a Chen Guangcheng, dimostrano che questa forma di persecuzione non avviene soltanto nello Shandong. Se le autorità centrali non lanceranno un'inchiesta pubblica sugli abusi compiuti dalle autorità dello Shandong contro Chen Guangcheng e la sua famiglia, questo tipo di detenzione arbitraria continuerà e si diffonderà in tutto il Paese".
Feng, costretto a fare affidamento sui suoi sostenitori per avere cibo e altri generi di prima necessità, ha dovuto montare una carrucola sul balcone del suo appartamento al terzo piano per farsi mandare queste cose. I suoi amici hanno presentato diverse proteste al Congresso del popolo di Shanghai, al governo locale, all'Alta corte e ad altre istituzioni cittadine, ma non sono stati ascoltati. Tuttavia, le autorità di Shanghai non hanno presentato alcuna accusa contro Feng né hanno emesso alcun documento legale che giustifichi questo trattamento.
Negli ultimi anni, il dissidente è divenuto una guida per gli attivisti di Shanghai. La sua battaglia più famosa l'ha combattuta proprio contro le autorità della metropoli: Feng ha raccolto diversi documenti per provarne la corruzione e si è presentato a Pechino per chiedere - come prevede la legge cinese - giustizia al governo centrale.
Anche se gli arresti domiciliari imposti a Chen Guangcheng e alla sua famiglia possono essere in un certo senso essere considerati unici - per lunghezza e intensità - le autorità continuano a usare questa forma di molestia extra-legale contro attivisti come Feng Zhenghu. Nel villaggio di Dongshigu nello Shandong, alcuni parenti di Chen continuano a vivere senza poter comunicare con nessuno, sottoposti a arresti domiciliari illegali.
A Pechino c'è Liu Xia, moglie del premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo (in galera), che vive sotto il controllo stretto della polizia e senza poter comunicare con l'estero dall'ottobre del 2010. A Shanghai c'è anche l'avvocato per i diritti umani Zheng Enchong, che vive sotto la sorveglianza della polizia e viene scortato dovunque vada: gli agenti gli impediscono di incontrare i visitatori. Nel solo 2011, il Chrd ha documentato 163 casi simili a questi.