Non si attendono sorprese dal voto di domani in Iran
Impossibile un successo dei riformisti, i candidati dei quali non sono stati ammessi in 130 delle 200 circoscrizioni elettorali e contro i quali è sceso in campo anche la Guida suprema. Il risultato comunque non è un test della popolarità di Ahmadinejad.
Teheran (AsiaNews) – E’ scontato il risultato delle elezioni politiche di domani in Iran, e non tanto per l’atteggiamento politico dei 44 milioni di votanti, quanto perché, anche volendo, gli oppositori di Ahmadinejad non hanno candidati da scegliere. Il sistema elettorale prevede infatti che coloro che vogliono presentarsi alle elezioni abbiano il placet del Consiglio dei guardiani, organismo controllato dai conservatori. E la “scrematura” operata dal Consiglio ha fatto sì che candidati riformisti siano presenti solo in 70 dei 200 distretti elettorali. Tra i bocciati, quattro ex ministri ed una trentina di altri ex esponenti dei governi riformisti.
Ciò ha provocato profonda delusione soprattutto tra i giovani, che rappresentano la maggioranza della popolazione. Un recente sondaggio (http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=11736&geo=22&size=A) ha mostrato che in molti giudicano “inutile” il voto.
Come se non bastasse, i media statali hanno stretto d’assedio gli esponenti più in vista dell’opposizione, con la Guida suprema, Ali Khamenei, sceso personalmente in campo per invitare a non votare “coloro che il nemico vuole vedere eletti”. Il riferimento, abbastanza trasparente è all’ex presidente Mohammad Khatami, definito “traditore”, in quanto accusato di aver parlato della questione nucleare con l'ambasciatore tedesco a Teheran, ed al portavoce dei riformisti, Nureddin Pir-Moazzen, reo di aver parlato addirittura ad una Tv americana per negare validità alle elezioni.
Anche se, dunque, i risultai appaiono scontati, numerosi analisti ritengono che essi non vadano visti come un test sulla popolarità di Ahmadinajad. E ciò per vari motivi, a partire dal fatto che il partito che fa diretto riferimento al presidente, il “Dolce profumo di servire”, a differenza delle municipali del 2006 – quando accusò una pesante battuta d’arresto - questa volta non si presenta da solo, ma è confluito nel conservatore “Fronte unito dei difensori dei principi”.
Il vero test saranno le presidenziali dell’anno prossimo. A faore di Ahmadinejad giocherà soprattutto il voto della provincia. Contro ci sarà l’inflazione, arrivata al 20% e che colpisce le classi più povere. Quelle che nel 2005 lo avevano eletto.
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