06/01/2004, 00.00
israele - vaticano
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Non decollano la pace e gli accordi con la Chiesa cattolica

Betlemme (AsiaNews) – L'Epifania è una festa di movimento, di missione e di pace.

Si muove la stella, si muovono i Re Magi, si crea la pace fra ricchi e poveri, fra i Re e la mangiatoia. Invece nella terra dove Gesù è nato, questa Epifania è segnata dalla quasi immobilità.

Certo, come tradizione , Betlemme ha ricevuto la visita ufficiale del Custode di Terrasanta, il p. Giovanni Battistelli ofm, che dalla vigilia, ha visitato la città e la grotta della Natività. Oggi ha anche celebrato un solenne pontificale nella chiesa di Santa Caterina, la chiesa latina attigua a quella della Natività (tenuta dagli ortodossi).

In preparazione al Natale ortodosso – che sarà celebrato domani - oggi è avvenuto l'ingresso del patriarca ortodosso. Vi sono stati tafferugli di poco conto fra le sue guardie del corpo e alcuni civili presenti sulla piazza.

Nella città sono pochi i pellegrini presenti. Vi sono difficoltà a raggiungere Betlemme da Israele, soprattutto per i cittadini israeliani e per i palestinesi di altre zone. Ma i pellegrini dall'estero hanno tutte le facilità a raggiungere Betlemme. Nella città si notano ancora distruzioni e strascichi degli avvenimenti degli ultimi tre anni.

La Pace

Ma è soprattutto la pace che sembra non fare alcun passo. All'interno di Israele si discute molto. Le indicazioni di Ginevra (il cosiddetto "accordo di Pace") hanno costretto tutti a comprendere che la pace è possibile. Tutti gli israeliani, al governo e all'opposizione la applaudono o la criticano, ma nessuno resta indifferente. Ma l'impressione è che tutti gli sforzi siano fermi. Il sentimento generale è che non ci si aspetta nessun cambiamento fino alle prossime elezioni presidenziali americane del novembre 2004.

Il Muro

Un altro elemento che preoccupa e fa discutere è il Muro di divisione fra Israele e i Territori Occupati. Il governo è molto preoccupato delle audizioni che vi saranno presto al Tribunale Internazionale dell'Aja. L'ONU, infatti ha chiesto infatti all'Aja un parere legale sulla costruzione del Muro.

Il Ministro della Giustizia Joseph "Tommy" Lapide ha fatto notare ai suoi colleghi di governo che Israele, se vuole continuare a costruire il muro, deve farlo sulla frontiera fra Israele e i Territori Occupati e non all'interno dei Territori [come sta avvenendo, impossessandosi circa del 5% dei Territori – ndr] . Secondo Lapide vi è il rischio che  Israele faccia la fine del Sudafrica, bollato come un regime di apartheid.

Alcuni ministri hanno criticato Lapide e le sue dichiarazioni perché, hanno detto, potrebbero essere usate dall'Aja contro Israele. L'opposizione invece lo ha applaudito, ma gli hanno domandato di essere coerente e di lasciare il governo

Religiosi evasori fiscali?

Sul fronte ecclesiale il governo israeliano si rifiuta ormai da mesi a partecipare ai negoziati con la Santa Sede. Ha ritirato la sua delegazione il 28 agosto scorso e non è ancora ritornato al tavolo negoziale, come riferisce il quotidiano israeliano Ha'aretz

Il 30 dicembre scorso vi è stato il X anniversario dell'Accordo Fondamentale fra Israele e la Santa Sede. Ma è un accordo ancora a metà. Esso riceverebbe applicazione reale soprattutto nelle garanzie per l'esenzione dalle tasse delle proprietà ecclesiastiche e della loro tutela giuridica. Invece la decisione del governo di interrompere il lavori ha reso  tale accordo sostanzialmente non applicato e con molti inconvenienti.

L'esenzione dalle tasse delle proprietà ecclesiastiche  dura in Terrasanta da secoli. È frutto di accordi fra le potenze occidentali e l'impero Ottomano. L'ONU, con la risoluzione del 29 novembre '47, che garantiva la nascita di Israele, ha confermato le esenzioni fiscali.

Attualmente, non essendoci ancora un accordo specifico su questo, le comunità cristiane, le parrocchie e gli istituti religiosi potrebbero essere incriminati di evasione fiscale. Di fatti, talvolta succede che qualche istituto religioso venga trascinato in tribunale per evasione. Il punto è che essi non pagano perché non hanno mai pagato; sembrano evasori solo perché il governo israeliano si è ritirato da mesi dai negoziati miranti all'accordo e non dà ancora segni di volerci ritornare.

 

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