Ningxia, musulmani contro la polizia che vuole demolire una moschea
Nella provincia centro-settentrionale e semi-desertica abita la minoranza islamica degli Hui, da sempre vicini al governo. Oltre mille poliziotti si scontrano con gli abitanti di Taoshan: secondo alcune fonti, ci sarebbero 50 feriti e 100 arrestati.
Hexi (AsiaNews) – Oltre mille poliziotti in tenuta anti-sommossa si sono scontrati con gli abitanti del villaggio di Taoshan, nei pressi della città di Hexi (nella provincia centro-settentrionale e semi-desertica del Ningxia), che protestavano contro la demolizione della loro moschea. Nella zona abita la minoranza islamica degli Hui che, a differenza degli uiguri, ha sempre tenuto un atteggiamento dialogico con il governo.
I dirigenti ufficiali della zona confermano la demolizione del luogo di culto, definito “una struttura illegale”: secondo alcune fonti del Centro di informazione per i diritti umani e la democrazia di Hong Kong, nel corso degli scontri dello scorso 30 dicembre 50 persone sono state ferite e altre 100 arrestate. Tuttavia, i dettagli degli scontri stanno ancora emergendo: la provincia è remota e conta pochissimi abitanti.
La minoranza più numerosa nell’area è quella degli Hui, di fede islamica. Il fatto che si siano ribellati al governo dimostra che la repressione anti-religiosa del regime comunista si sta intensificando, dato che da sempre gli Hui mantengono un atteggiamento dialogico nei confronti del potere. Il loro islam, a differenza di quello degli uiguri turcofoni, non si contrappone al regime.
La loro è una fede che si basa sugli insegnamenti del Corano, che pratica la preghiera alla moschea, ma che non si interessa della politica e non osa criticare la politica religiosa attuale del governo, ma l’accetta come un condizionamento inevitabile, anzi la esalta per la sua liberalità. Questo, lmeno fino ad ora. Negli ultimi anni Il governo cinese è divenuto sempre più preoccupato che anche fra gli Hui, di solito “tranquilli”, serpeggi un integralismo sempre più forte che rischia di creare tensioni sociali. In molte zone Hui, una volta famose per il loro islam liberale, si vedono sempre più spesso partecipazioni massicce alla preghiera, donne velate, con un sempre maggior numero di giovani che vogliono studiare l’arabo e il Corano.
I dirigenti ufficiali della zona confermano la demolizione del luogo di culto, definito “una struttura illegale”: secondo alcune fonti del Centro di informazione per i diritti umani e la democrazia di Hong Kong, nel corso degli scontri dello scorso 30 dicembre 50 persone sono state ferite e altre 100 arrestate. Tuttavia, i dettagli degli scontri stanno ancora emergendo: la provincia è remota e conta pochissimi abitanti.
La minoranza più numerosa nell’area è quella degli Hui, di fede islamica. Il fatto che si siano ribellati al governo dimostra che la repressione anti-religiosa del regime comunista si sta intensificando, dato che da sempre gli Hui mantengono un atteggiamento dialogico nei confronti del potere. Il loro islam, a differenza di quello degli uiguri turcofoni, non si contrappone al regime.
La loro è una fede che si basa sugli insegnamenti del Corano, che pratica la preghiera alla moschea, ma che non si interessa della politica e non osa criticare la politica religiosa attuale del governo, ma l’accetta come un condizionamento inevitabile, anzi la esalta per la sua liberalità. Questo, lmeno fino ad ora. Negli ultimi anni Il governo cinese è divenuto sempre più preoccupato che anche fra gli Hui, di solito “tranquilli”, serpeggi un integralismo sempre più forte che rischia di creare tensioni sociali. In molte zone Hui, una volta famose per il loro islam liberale, si vedono sempre più spesso partecipazioni massicce alla preghiera, donne velate, con un sempre maggior numero di giovani che vogliono studiare l’arabo e il Corano.
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