Niente accordo sui giudici, ombre di crisi sul governo pachistano
Fallito anche l’incontro di ieri fra i popolari e la Lega musulmana, slitta ancora il reinserimento dei giudici cacciati da Musharraf durante lo stato di emergenza. Leader musulmano minaccia l’abbandono del governo federale.
Islamabad (AsiaNews) – Nonostante i molteplici incontri e le dichiarazioni rassicuranti, si profila l’ombra della crisi per il neonato governo pakistano. Non è stato trovato infatti l'accordo fra i due maggiori partiti di governo per il reinserimento dei 60 giudici rimossi dal presidente Pervez Musharraf lo scorso novembre con la proclamazione dello stato di emergenza.
La formazione dell'ex-premier Nawaz Sharif – la Lega musulmana N - e quella di Asif Ali Zardari – il Partito popolare guidato fino alla morte da Benazir Bhutto - hanno concluso ieri l'ennesimo incontro sul tema con un nulla di fatto, suscitando preoccupazioni sulla tenuta della coalizione tra i due partiti che hanno vinto le ultime elezioni parlamentari.
Mentre Sharif chiede un semplice reinserimento dei giudici, Zardari vorrebbe correlarlo a una riduzione costituzionale dei loro poteri. La battaglia per i giudici è stata uno dei cavalli di battaglia delle due formazioni, all'indomani della proclamazione dello stato di emergenza da parte di Musharraf.
Tuttavia, il mancato accordo provoca malumori in molti strati sociali e persino negli stessi gruppi politici. Ahsan Iqbal, leader della Lega e ministro dell’Educazione, dice: “alla luce di quanto avvenuto, non abbiamo altra scelta se non quella di ritirarci dal governo federale”. Il segretario del suo Partito getta invece acqua sul fuoco: “sono sicuro che potremo risolvere le nostre divergenze e dare già da domani delle buone notizie alla nazione”.
In realtà, dietro ai mancati accordi si nasconde una serie di preoccupazioni giudiziarie che coinvolgono entrambi gli schieramenti. I popolari temono le accuse di corruzione che pendono sul capo del reggente Zardari, mentre i musulmani non vedono di buon occhio l’ex presidente della Corte Suprema Chaudry, che ha più volte emesso giudizi contro l’islamizzazione della società.
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