Netanyahu vuole limitare gli aiuti che le Ong israeliane possono avere dall’estero
Il Primo ministro annuncia il sostegno a una proposta di legge che pone a quattromila euro il tetto che le Ong “politiche” possono ricevere da Stati o organizzazioni internazionali. Il problema è stabilire cosa sia “politico” nell’attività di una Organizzazione non governativa. Un’altra proposta vuole imporre un prelievo del 45% ai fondi che le Ong “non sostenute dallo Stato di Israele” ricevono dall’estero.
Gerusalemme (AsiaNews) – Sarà presentata domenica prossima nel consiglio dei ministri israeliano una proposta di legge che vieti alle Organizzazioni non governative “politiche” di ricevere contributi da Stati esteri e organizzazioni internazionali per più di 20mila shekel (circa quattromila euro).
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciate il proprio sostegno al progetto presentato da un deputato del Likud, Ofir Akunis, che appare avere di mira in modo particolare quelle organizzazioni che hanno fornito informazioni alla commissione Onu sull’operazione “Piombo fuso”, condotta dall’esercito israeliano contro Gaza tra il 27 dicembre 2008 e il 17 gennaio 2009.
La proposta formalmente riguarda quelle organizzazioni che “dietro il paravento del lavoro per i diritti umani, hanno l’obiettivo di influenzare i dibattiti politici” e la politica dello Stato di Israele.
Nel dare la notizia, Haaretz aggiunge che, secondo fonti del Parlamento (la Knesset), difficilmente la legge, se approvata in questi termini, potrebbe ottenere l’approvazione della Corte suprema. Il problema è stabilire cosa si intenda per attività “politica” di una Ong. Per il presentatore della proposta, infatti, “è una legge giusta e logica, che elimina una situazione anomala, nella quale Stati esteri intervengono nel dibattito politico israeliano attraverso la donazione di fondi a Ong che perseguono obiettivi politici” e “il fatto che Paesi come l’Inghilterra possano elargire somme a movimenti come Peace Now è sfacciatamente sleale. Questa è una legge che porta giustizia”.
Non è tutto. Il Consiglio dei ministri dovrà decidere anche se sostenere un’altra proposta di legge che chiede di imporre una alle Organizzazioni non governative non sostenute dallo Stato di Israele un prelievo del 45% delle donazioni che ricevono da governi stranieri.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciate il proprio sostegno al progetto presentato da un deputato del Likud, Ofir Akunis, che appare avere di mira in modo particolare quelle organizzazioni che hanno fornito informazioni alla commissione Onu sull’operazione “Piombo fuso”, condotta dall’esercito israeliano contro Gaza tra il 27 dicembre 2008 e il 17 gennaio 2009.
La proposta formalmente riguarda quelle organizzazioni che “dietro il paravento del lavoro per i diritti umani, hanno l’obiettivo di influenzare i dibattiti politici” e la politica dello Stato di Israele.
Nel dare la notizia, Haaretz aggiunge che, secondo fonti del Parlamento (la Knesset), difficilmente la legge, se approvata in questi termini, potrebbe ottenere l’approvazione della Corte suprema. Il problema è stabilire cosa si intenda per attività “politica” di una Ong. Per il presentatore della proposta, infatti, “è una legge giusta e logica, che elimina una situazione anomala, nella quale Stati esteri intervengono nel dibattito politico israeliano attraverso la donazione di fondi a Ong che perseguono obiettivi politici” e “il fatto che Paesi come l’Inghilterra possano elargire somme a movimenti come Peace Now è sfacciatamente sleale. Questa è una legge che porta giustizia”.
Non è tutto. Il Consiglio dei ministri dovrà decidere anche se sostenere un’altra proposta di legge che chiede di imporre una alle Organizzazioni non governative non sostenute dallo Stato di Israele un prelievo del 45% delle donazioni che ricevono da governi stranieri.
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