Netanyahu sembra aver vinto il suo primo round con Obama
Il premier israeliano è di fatto sfuggito al tentativo del presidente americano di farlo schierare a favore della soluzione dei due Stati, ma ha ottenuto una dichiarazione dura sulla “minaccia iraniana”. Ora gli Usa vogliono da Israele un impegno sul blocco degli insediamenti prima del 3 giugno, quando Obama sarà al Cairo.
Roma (AsiaNews) - “Alcuni esperti indipendenti dicono che Netanyahu sembra aver avuto successo”. Il New York Times commenta in questi termini l’incontro di ieri tra il neoeletto presidente americano e il neoeletto premier israeliano, andati al loro primo incontro con obiettivi contrastanti: Obama voleva che Netanyahu accettasse la soluzione dei due Stati per il conflitto israelo-palestinese e Netanyahu voleva che Obama prendesse una posizione forte sulla minaccia iraniana alla sicurezza israeliana.
Di primo impatto, in effetti, il presidente americano e il premier israeliano appaiono aver avuto a cuore temi diversi. Obama ha rilanciato la soluzione dei due Stati, uno per gli israeliani e uno per i palestinesi, chiedendo quindi a Gerusalemme di fermare gli insediamenti nei territori palestinesi ed evidenziando la necessità di portare aiuti umanitari a Gaza. Netanyahu ha evitato di impegnarsi sulla questione dei due Stati, sottoponendola, di fatto, al riconoscimento da parte palestinese di Israele come Stato ebraico, ma ha molto parlato di Iran, dando, secondo alcune voci, una sorta di ultimatum: se entro agosto la linea di Teheran non sarà concretamente cambiata, gli aerei israeliani ne attaccheranno i siti nucleari.
Oggi, l’israeliano Haaretz sottolinea il fatto che Obama sta per presentare una sua iniziativa di pace che includa le nazioni arabe nei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi. L’amministrazione americana vuole sapere, prima dell’intervento che Obama farà il 3 giugno al Cairo, cosa Israele è disposto a fare per bloccare gli insediamenti. In proposito, Peace Now, l’organizzazione pacifista israeliana, rivela che il giorno della partenza di Netanyahu per Washington, alcuni imprenditori sono stati portati a visitare l’insediamento di Maskiot, ove, senza ufficiale autorizzazione del governo e contro le richieste internazionali, si pensa alla costruzione di nuove infrastrutture e lavori di sviluppo.
Israele e il suo alleato americano, commenta Yedioth Ahronoth, hanno una lista di questioni urgenti da esaminare. “Essa comprende la crisi economica globale e la imminente minaccia nucleare. La creazione di uno Stato palestinese non è una priorità fondamentale. Di fatto, potrebbe essere una non-questione”. Se i palestinesi volessero dichiarare la creazione di una entità statale, argomenta il quotidiano, la comunità internazionale probabilmente l’avrebbe accettato nella comunità delle nazioni. Se i palestinesi non lo fanno, “è perché essi vogliono molto di più che creare il 22mo Stato arabo in Medio Oriente. Essi vogliono mettere a rischio il solo Stato ebraico. Ed è ciò che Netanyahu si è messo al lavoro per prevenire”. Anche il Jerusalem Post pone l’accento in primo luogo sulla “minaccia” iraniana, sottolineando l’affermazione di Obama: “con gli iraniani non staremo per sempre a parlare”.
Da parte sua, la stampa araba sottolinea la richiesta del presidente Usa per “i due Stati” e il sostanziale rifiuto israeliano. “Netanyahu ha evitato di sottoscrivere la pietra fondamentale della politica americana in Medio Oriente”, scrive il saudita Arab News e analogamente l’incontro è stato presentato da Aljazeera. Uno dei collaboratori più stretti del presidente palestinese, Yasser Abed Rabbo, ha infine commentato che Israele non può continuare a lungo a usare l’Iran per condizionare la politica americana.
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