Netanyahu alle elezioni e alla guerra, criticato da militari e intelligence
Tel Aviv (AsiaNews) - Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha chiesto elezioni generali anticipate entro quattro mesi. Il voto dovrebbe così tenersi il prossimo settembre, un anno prima rispetto a quanto previsto dalla legge. Per giustificare la sua decisione, annunciata di fronte ai delegati del congresso del Likud (il suo partito), il premier ha dichiarato che "non vuole un anno e mezzo di instabilità politica, accompagnato da corruzione e populismo". I sondaggi danno in netto vantaggio Netanyahu e la coalizione di centro-destra, che oltre al Likud comprende il nazionalista Yisrael Beiteinu. Intanto, creano scandalo le recenti dichiarazioni di Meir Dagan, ex direttore del Mossad (servizi segreti israeliani), e Yuval Diskin, ex capo dello Shin Bet (guardia di sicurezza nazionale). I due ufficiali criticano le azioni dell'attuale classe politica israeliana, circa la possibilità di una guerra contro l'Iran e l'ancora irrisolta questione palestinese. Di seguito, pubblichiamo un'analisi di Uri Avnery, giornalista israeliano, scrittore e attivista per la pace. (Traduzione a cura di AsiaNews).
In alcuni Paesi arrestano il presidente, occupano uffici governativi ed emittenti televisive e annullano la Costituzione. Poi, pubblicano il Comunicato n.1, spiegando il disperato bisogno di salvare la nazione dalla perdizione, e promettendo democrazia, elezioni, ecc.
In altri Paesi lo fanno con maggiore discrezione. Informano solo i leader eletti che, se essi non desistono dalle loro disastrose politiche, gli ufficiali renderanno pubbliche le loro posizioni, accelerando la loro caduta.
Di solito, simili ufficiali sono chiamati junta ("giunta"), termine spagnolo per "comitato", usato dai generali sudamericani. Il loro metodo è chiamato putsch ("golpe"), parola svizzero-tedesca per indicare un colpo improvviso. (Sì, in realtà in Svizzera vi sono state rivolte circa 170 anni fa).
Quello che quasi tutti questi golpe hanno in comune, è che i loro istigatori prosperano nella demagogia della guerra. I politici sono sempre accusati di codardia di fronte al nemico, di fallire nella difesa dell'onore nazionale, e così via.
Non in Israele. Nel nostro Paese stiamo assistendo a una sorta di rivolta "orale" contro i politici eletti, [mossa] da un gruppo di generali dell'esercito presenti e in pensione, di intelligence e capi della sicurezza interna. Tutti loro condannano la minaccia del governo di muovere guerra contro l'Iran, e alcuni di loro condannano il fallimento del governo nel negoziare la pace con i palestinesi.
Solo in Israele.
Il primo è stato il candidato più improbabile per guidare una simile ribellione: Meir Dagan, ex capo del Mossad.
Per otto anni, più a lungo della maggior parte dei suoi predecessori, Dagan ha diretto il Mossad [1], il servizio segreto israeliano, paragonabile al britannico MI6.
Nessuno ha mai accusato Dagan di pacifismo. Durante il suo mandato, il Mossad ha perpetrato molti omicidi, diversi contro gli scienziati iraniani, così come attacchi cibernetici. Un protetto di Ariel Sharon, egli era considerato un campione delle politiche più aggressive.
E adesso, dopo aver lasciato l'incarico, egli parla nel modo più duro contro i piani del governo per un attacco contro le centrali nucleari iraniane. Senza usare mezzi termini, ha detto: "Questa è l'idea più stupida che abbia mai sentito in tutta la mia vita".
Questa settimana egli è stato messo in ombra dal capo dello Shin Bet [2] sollevato di recente dal suo ruolo. È l'equivalente del britannico MI5, ma si occupa soprattutto dei palestinesi in Israele e dei territori occupati.
Per sei anni, Yuval Diskin è stato il capo silenzioso di un silenzioso servizio. Si poteva vedere la sua testa rasata entrare e uscire da riunioni di comitati segreti. Egli è considerato il vero padre delle "eliminazioni mirate" (o extragiudiziarie), e il suo ufficio è stato ampiamente accusato di un uso estensivo della tortura. Nessuno lo ha mai accusato di essere docile con gli arabi.
E adesso, [anche] lui ha parlato. Scegliendo uno dei luoghi più insoliti - un ritrovo di alcune decine di pensionati in un caffè di una piccola città - si è lasciato andare.
Secondo Diskin - e chi lo potrebbe sapere meglio di lui? - Israele oggi è guidato da due politici incompetenti, con deliri messianici e scarsa comprensione della realtà. Il loro piano di attaccare l'Iran sta portando a una catastrofe globale. Non solo fallirà nel prevenire la produzione di una bomba atomica iraniana, ma, al contrario, farà precipitare la situazione, questa volta con il sostegno della comunità internazionale.
Superando [quanto detto da] Dagan, egli ha dichiarato che il solo fattore che impedisce i negoziati di pace con i palestinesi è lo stesso Netanyahu. Israele può fare la pace con Mahmoud Abbas in qualsiasi momento, e mancare questa storica opportunità porterà Israele al disastro.
Come capo dello Shin Bet, Diskin era il principale esperto del governo sui palestinesi. La sua agenzia riceve e raccoglie tutte le prove, i rapporti di spionaggio, i risultati degli interrogatori e le informazioni ottenute dalle intercettazioni.
Non lasciando spazio a dubbi, Diskin afferma di conoscere molto bene Nethanyahu e [Ehud] Barak, di non credere in loro, e di pensare che non siano capaci di guidare la nazione attraverso una crisi. Inoltre, egli ha detto che stanno ingannando la gente in modo deliberato. Diskin non ha mancato di ricordare che essi vivono nel lusso estremo.
Chiunque abbia pensato che questi accusatori fossero voci isolate, e che l'intero coro di capi della sicurezza presenti e passati si sarebbe alzato condannandoli all'unanimità, si è sbagliato. I media hanno citato uno dopo l'altro questi esperti, e tutti erano d'accordo con la sostanza delle dichiarazioni di Dagan e Diskin, anche se non nello stile. Nessuno ha contestato le loro dichiarazioni, o negato quanto hanno detto.
Gli attuali capo di Stato maggiore e quelli del Mossad e dello Shin Bet hanno fatto sapere di condividere le opinioni dei due militari sull'Iran. Quasi tutti i loro predecessori, inclusi i più recenti, hanno dichiarato ai media di essere d'accordo con loro. All'improvviso, vi è stato un fronte unito di leader esperti di sicurezza, contrari alla guerra con l'Iran.
Il contrattacco non si è fatto attendere. L'intera batteria di politici e i loro scribacchini nei media sono passati all'azione.
Essi hanno fatto quello che gli israeliani fanno quasi sempre: quando devono affrontare gravi problemi o discussioni, non fanno i conti con la questione in sé, ma prendono dettagli minori e ne discutono all'infinito.
In pratica, nessuno ha cercato di smentire le affermazioni degli ufficiali, né riguardo la proposta di un attacco contro l'Iran, né riguardo la questione palestinese. Si sono focalizzati sui due oratori, ma non su cosa dicevano.
È stato detto che Dagan e Diskin sono amareggiati perché i loro incarichi non sono stati rinnovati. Si sono sentiti umiliati. Hanno dato sfogo alle loro frustrazioni. Hanno parlato per puro rancore.
Se non avevano fiducia nel Primo ministro, perché non se ne sono andati e ritirati mentre erano in carica? Perché non hanno parlato prima? Se si trattava di una questione di vita o di morte, perché hanno aspettato?
In alternativa, perché non sono rimasti zitti? Dov'è il loro senso di responsabilità? Perché aiutano il nemico? Perché non parlano a porte chiuse?
Diskin, hanno aggiunto, non conosce l'Iran. Non era nella sua area di competenza. Dagan conosceva l'Iran, ma aveva un punto di vista limitato. Solo Netanyahu e Barak conoscevano tutti i fatti e l'intero spettro di rischi e opportunità.
Fonti "vicine all'ufficio del primo ministro" hanno dato anche un'altra spiegazione: Dagan e Diskin, così come i loro predecessori, era solo stupidi. Presa insieme all'affermazione di Dagan e Diskin secondo cui Netanyahu e Barak non sono razionali (e forse non del tutto equilibrati dal punto di vista mentale), ciò significa che la nostra sicurezza nazionale dipende del tutto da un gruppo di leader irrazionali e stupidi - e che questo è accaduto per anni.
Un pensiero spaventoso: e se tutto quello che dicono gli uni degli altri fosse vero?
Questa settimana, l'uomo che i suoi consiglieri per la sicurezza accusano di tendenze messianiche, è stato esposto a un personale esame in un'altra circostanza.
Suo padre, Ben-Zion Netanyahu, è morto all'età di 102 anni, ed è rimasto lucido fino alla fine. Ai funerali pubblici, Binyamin lo ha elogiato. Come era prevedibile, è stato un discorso di cattivo gusto. Il figlio si è rivolto al padre morto in seconda persona - "Tu mi hai insegnato...", "Tu hai formato il mio carattere" - una volgare pratica che trovo particolarmente sgradevole. Egli ha anche pianto davanti alle telecamere.
Senza dubbio il padre ha avuto un'enorme influenza su suo figlio. Egli era un professore di storia, la cui intera vita intellettuale è stata incentrata su un argomento: l'Inquisizione spagnola, un capitolo traumatico nella storia ebraica, paragonabile solo con l'Olocausto.
Ben-Zion Netanyahu era un uomo di estrema destra, ossessionato dall'idea che gli ebrei potevano essere sterminati da un momento all'altro, e pertanto non potevano credere in alcun Dio. Ha disprezzato Menachem Begin, considerandolo un tenero, e non si è mai unito al suo partito. La sua attitudine intellettuale è stata rafforzata da un trauma personale: Yoni, suo figlio maggiore, il comandante dello spettacolare raid di Entebbe [3], è l'unico soldato rimasto ucciso in quella operazione.
Sembra che egli non avesse un'alta considerazione del suo secondo figlio. Una volta, egli ha sottolineato in pubblico che Binyamin non era adatto a diventare primo ministro, ma sarebbe stato un buon ministro degli Esteri - un giudizio incredibilmente accurato, se si guarda al lavoro di ministro degli Esteri come a una questione di marketing.
La casa in cui "Bibi" è cresciuto non era felice. Il padre era un uomo profondamente amareggiato. Come storico, il mondo accademico di Gerusalemme non lo ha mai accettato, perché sconfessava le sue teorie [4]. Non avendo ottenuto una cattedra a Gerusalemme, il padre è emigrato negli Stati Unti, dove Binyamin è cresciuto. Il padre non ha mai perdonato l'istituzione israeliana.
Il mito del Grande storico che lavora alla sua impresa titanica era una realtà quotidiana a casa, in America e, più tardi, tornati a Gerusalemme. I tre figli dovevano camminare in punta di piedi, per non fare alcun rumore che potesse disturbare il grande uomo, né portare i loro amici a casa.
Tutto questo ha formato il carattere e la visione del mondo di "Bibi" - lo spettro dell'imminente distruzione nazionale, il modello del padre ferocemente di destra, l'ombra del più grande e ben più ammirato fratello. Adesso, quando Binyamin parla in modo incessante della venuta del secondo Olocausto, e del suo ruolo storico nel prevenirlo, non si tratta solo di un espediente per distogliere l'attenzione dalla questione palestinese, o per salvaguardare la sua sopravvivenza politica. Egli potrebbe - pensiero spaventoso! - crederci davvero.
Il quadro che emerge è esattamente quello dipinto da Yuval Diskin: un visionario ossessionato dall'Olocausto, senza contatto con la realtà, diffidente nei confronti di tutti i Goyim (i "non ebrei"), che tenta di seguire le orme di un padre rigido ed estremista. Nell'insieme, una persona pericolosa a guida di una nazione in una vera crisi.
Eppure, questo è l'uomo che, secondo tutti i sondaggi d'opinione, vincerà le prossime elezione, tra quattro mesi appena.
[1]Mossad significa "istituto". Il nome ufficiale è Istituto per l'Intelligence e le Operazioni speciali.
[2]Shin Bet e Shabak sono modi diversi di pronunciare le iniziali del nome ebraico ufficiale del "Servizio di sicurezza generale".
[3]L'operazione delle forze speciali israeliane a Entebbe (Uganda) è avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 luglio 1976. Il 27 giugno 1976, due palestinesi e due tedeschi dirottarono un volo di linea Air France, costringendolo ad atterrare a Entebbe. In cambio del rilascio degli ostaggi, i dirottatori chiedevano la liberazione di 53 terroristi detenuti in Israele e in altri Paesi. Dopo qualche giorno di trattative, Tel Aviv scelse per l'intervento armato. Oltre 100 militari israeliani fecero un'incursione nell'aeroporto dove erano tenuti gli ostaggi. Freddarono tutti i dirottatori, ma nell'ultimo scontro a fuoco prima della ripartenza, Yoni Netanyahu perse la vita (Ndr).
[4]In particolare, che l'Inquisizione non aveva perseguitato i marranos - ebrei che si erano convertiti al cristianesimo piuttosto che lasciare la Spagna - perché praticavano il giudaismo in segreto, ma lontani da un puro antisemitismo. Questo è stato un attacco contro uno dei principi più cari alla mitologia ebraica: che questi ebrei erano rimasti sinceri nella loro fede al punto di sacrificare le loro vite sul rogo.
11/06/2021 11:26