Nessun contatto con i rapitori, le ricerche di p. Bossi ripartono da Payao
I missionari del Pime nelle Filippine non sanno nulla dell’emissario inviato dai rapitori di p. Giancarlo Bossi, di cui ha parlato oggi il generale che guida le ricerche del missionario. Le ricerche si sono concentrate di nuovo nella zona del rapimento. Messaggio di solidarietà dai missionari dehoniani.
Zamboanga (AsiaNews) – I confratelli di p. Bossi nelle Filippine “non hanno avuto alcun contatto con i suoi rapitori, e non sanno niente di un presunto emissario inviato per trattare la sua liberazione”. Lo conferma ad AsiaNews p. Luciano Benedetti, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere a Zamboanga.
Non hanno dunque riscontro le affermazioni del generale Ben Mohammed Dolorfino, che guida le operazioni di ricerca del missionario, che alla stampa ha parlato di “un emissario, inviato per trattare con noi la liberazione di p. Bossi”.
Il p. Benedetti, che dalle Filippine meridionali segue il rapimento di p. Bossi avvenuto il 10 giugno scorso, aggiunge: “Le ricerche di Giancarlo si sono concentrate di nuovo oggi nel luogo dove si è verificato il rapimento: tra Payao (la sua parrocchia), la foce a delta di mangrovie del Sibuguey River e Naga”.
Nel frattempo, si moltiplicano i messaggi ed i gesti di solidarietà inviati al Pime da tutto il mondo. Dopo la fiaccolata silenziosa che si è svolta il 22 giugno scorso ad Abbiategrasso, paese natale di p. Bossi, e la veglia di preghiera di Zamboanga, i missionari dehoniani nelle Filippine hanno scritto al superiore regionale Pime per esprimere “solidarietà e apprensione per la situazione drammatica che P. Bossi sta vivendo”.
Nella lettera, i religiosi ricordano di aver subito un’esperienza analoga a quella che ha colpito il Pime, ovvero “il sequestro e la lunga prigionia di sei mesi subiti dal nostro p. Pierantoni, che ci hanno fatto sentire ancora più uniti a voi che ci avete aiutato in tutti i modi possibili e ci avete dimostrato affetto e solidarietà”.
P. Giuseppe Pierantoni è stato rapito il 17 ottobre del 2001 mentre celebra messa nella chiesa di Dimataling, località nel sud dell'isola di Zamboanga, da presunti guerriglieri musulmani (membri del gruppo Pentagono). La sua liberazione è avvenuta il 14 aprile del 2002.
In conclusione, i padri dehoniani scrivono: “Continueremo ad implorare ed a sperare che p. Giancarlo... torni alla luce sano e salvo al più presto”.
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