Nepal, un nuovo codice penale punisce le conversioni al cristianesimo
Prabhu Sah, ministro della Giustizia nepalese, spiega ad AsiaNews, che “la legge non è contro i cristiani, che con le loro opere fanno un grande servizio al Paese, ma è contro l’imposizione forzata del cristianesimo”. Sah sottolinea che in questi anni indù e buddisti hanno denunciato diversi casi di conversioni e proselitismo aggressivo, da parte delle comunità protestanti. “Tuttavia – spiega il ministro – queste accuse non riguardano la comunità cattolica”.
Isu Jang Karki, leader protestante della Nepal Christian Society, condanna la proposta del governo e sottolinea che le accuse di conversioni forzate sono false. Secondo Karki la legge deve essere analizzata in ogni sua parte prima di essere approvata. A tutt’oggi le minoranze religiose non hanno rappresentanti in parlamento. Per molti il nuovo codice rischia di passare senza il benestare dei cristiani e potrebbe essere strumentalizzato dagli estremisti indù.
Nel 2007, il Nepal è diventato uno Stato laico, dopo secoli di monarchia assoluta di stampo indù. La costituzione provvisoria, approvata sotto la supervisione dell’Onu, vieta il proselitismo, ma consente a tutti i cittadini di manifestare la propria fede, anche con attività missionarie e caritatevoli. Secondo personalità ecclesiastiche, dalla fine della monarchia migliaia di indù si sono convertiti al cristianesimo e ogni domenica oltre 200 non cristiani assistono alla messa nella cattedrale cattolica di Kathmandu. Tuttavia, l’instabilità politica ed economica di questi ultimi anni, dovuta alla lotta di potere fra i partiti laici, ha rafforzato i movimenti indù, che premono per il ritorno della monarchia e vogliono frenare in tutti i modi l’aumento delle conversioni.