Nepal, quasi mezzo milione di armi illegali sono entrate nel Paese
Kathmandu (AsiaNews/Agenzie) - La Swiss organization small arms survey (Sas) e il Nepal armed violence assessment (Nava) hanno riportato, lo scorso 15 maggio, che 450mila armi da fuoco sono state introdotte in modo illegale in Nepal; di queste solo 55mila sarebbero registrate. Keith Cruse, capo ricercatore dell'organizzazione svizzera, ha definito la situazione 'rischiosa' soprattutto per la capitale Kathmandu e le vallate limitrofe.
Il prof. Idraiit Rai, esperto di sicurezza nazionale, ha spiegato che "in un Paese che si trova a fronteggiare la crescente pressione induista, un gran numero di armi potrebbe essere utilizzato per intimorire i cristiani o altre minoranze religiose". E ha poi aggiunto che "il governo dovrebbe adoperarsi al fine di limitarne la diffusione prima che ci si avvicini al periodo elettorale".
Il Nepal ha aderito in via ufficiale alla risoluzione delle Nazioni Unite sul commercio di armi. Il problema è al momento oggetto di discussione tra gli Stati membri. Nel rapporto Sas e Nava, si legge che "Kathmandu, in quanto centro politico ed economico del Paese, è stata più volte interessata da violenze dovute all'attività illegale di gruppi criminali. Tali gruppi - precisa la fonte - hanno avuto in passato probabili legami con alcuni personaggi della scena politica nepalese". Gli analisti temono che la presenza di un massiccio arsenale all'interno dei confini del Paese possa rinsaldare l'attività criminale e compromettere la stabilità dei rapporti interconfessionali.
Cinque anni fa, un ordigno del Nepal defense army, gruppo fondamentalista indù, aveva ucciso tre cattolici nella cattedrale dell'Assunzione. La stessa fazione religiosa aveva assassinato p. John Prakash nella regione orientale del Paese. Hermanta Bahadur Pal, portavoce della polizia di Kathmandu, ha ricordato inoltre che "sia il padre cattolico che Faizan Mohamad, Segretario generale della federazione islamica, sono stati uccisi con armi simili".